Ammazzò il coinquilino Condannato a dieci anni

L’abitazione  di Esine teatro della lite che si è conclusa con la morte di Vincenzo Arrigo colpito dal coinquilino con una roncola trovata
L’abitazione di Esine teatro della lite che si è conclusa con la morte di Vincenzo Arrigo colpito dal coinquilino con una roncola trovata
L’abitazione  di Esine teatro della lite che si è conclusa con la morte di Vincenzo Arrigo colpito dal coinquilino con una roncola trovata
L’abitazione di Esine teatro della lite che si è conclusa con la morte di Vincenzo Arrigo colpito dal coinquilino con una roncola trovata

Dieci anni di reclusione aveva chiesto la procura di Brescia e dieci anni di carcere è la condanna che il gup Elena Stefana gli ha inflitto. Si è chiusa così, ieri mattina al termine del processo celebrato con il rito abbreviato, il procedimento a carico di Bettino Puritani, il enne che nella notte tra tra l’1 e il 2 giugno 2020 a Esine avrebbe ucciso a colpi di roncola Vincenzo Arrigo, l’amico che stava ospitando e dove la vittima avrebbe dovuto stare ai domiciliari dopo essere strato allontanato dalla casa di famiglia per maltrattamenti contro la compagna. La difesa di Puritani, che in aula è stato seguito dall’avvocato Michela Borra, aveva presentato una serie di documenti che avrebbero dovuto dimostrare come Puritani fosse vessato dal suo coinquilino. Una convivenza difficile, nell'abitazione in cui vivevano le liti sarebbero state all’ordine del giorno, culminata nell'omicidio della scorsa primavera. Vittima e omicida avrebbero vissuto in un contesto di estremo degrado e proprio all’interno di questa situazione sarebbe maturato il delitto. Quella sera, la vittima avrebbe chiesto a Puritani di scendere in strada per recuperare i rimasugli di qualche sigaretta da poter fumare insieme. Ne sarebbe scaturita una lite, nel corso della quale, Puritani e Arrigo sarebbero arrivati alla mani. La lite sarebbe poi degenerata e Puritani a quel punto avrebbe afferrato la roncola affondando i colpi sull’amico che in quel periodo lo stava ospitando. A incastrare Puritani, le dichiarazioni di una donna che lo avrebbe visto con il volto tumefatto. Il legale ha quindi sostenuto che Arrigo soffriva già di diverse patologie e che quella sera, dagli accertamenti sanitari, è emerso che aveva bevuto. Una ricostruzione che però non ha convinto il gup Stefana che ha condannato Puritani a dieci anni di carcere. «Non volevo ucciderlo, la roncola l’ha presa lui per primo, io mi sono solo difeso», ha sempre raccontato Puritani agli inquirenti spiegando come l’amico che lo ospitava in più occasioni lo avrebbe vessato «costringendolo», ad esempio, a cercare i rimasugli di qualche sigaretta nei portacenere installati nelle strade di Esine. La vittima, alle spalle diversi precedenti penali, nel 2015 era balzata agli onori delle cronache per aver testimoniato al processo di piazza Loggia, davanti alla Corte d’appello di Milano, contro Maurizio Tramonte (poi condannato all’ergastolo). Per un periodo suo compagno di cella, Fonte Tritone ( il suo nome per i servizi segreti di cui avrebbe fatto parte) gli avrebbe confidato di essere stato in piazza a Brescia il 28 maggio 1974 mostrandogli a riprova una vecchia foto di giornale. La lite mortale, come detto, sarebbe iniziata per futili motivi all’interno del tugurio di Esine in cui vivevano, fomentata anche dall’alcol. Puritani, davanti alle richieste dell’uomo che lo ospitava, avrebbe perso la testa arrivando a scagliargli addosso (questo il suo racconto) la roncola con cui poi lo avrebbe ucciso.•.

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