Ex «Selca», la grande bonifica potrebbe costare molto meno

Forno Allione Una parte delle scorie industriali stoccate nell’ex Selca
Forno Allione Una parte delle scorie industriali stoccate nell’ex Selca
Forno Allione Una parte delle scorie industriali stoccate nell’ex Selca
Forno Allione Una parte delle scorie industriali stoccate nell’ex Selca

Non ci sono solo le ordinanze dell’ultima ora a introdurre elementi di novità nella lunga vicenda di inquinamento industriale della ex Selca di Forno Allione. Trascorso infatti così tanto tempo dallo stoccaggio dei famosi residui di lavorazione dell’alluminio è possibile immaginare che l’attuale avvelenamento del sito sia ormai in larga prevalenza imputabile ai soli fluoruri, perchè proprio per effetto del tempo i volatili cianuri potrebbero essere quasi del tutto svaniti. Se fosse vero si prospetterebbe un percorso di recupero dei veleni molto meno oneroso di quanto preventivato, passando da un esborso stimato in oltre 20 milioni a poco più di 5. Infatti i fluoruri possono essere facilmente recuperati e riutilizzati industrialmente, e perciò la montagna di quasi 50mila tonnellate di scorie pericolose stivate da anni nei capannoni e nei piazzali potrebbero trovare una più facile e rapida collocazione. L’ipotesi ha iniziato a circolare insistentemente all’indomani dell’ordinanza con la quale Anna Frizzante, da qualche mese commissario straordinario del Comune di Berzo Demo, ha imposto alla curatela della società, che trattava appunto scarti di alluminio e che è fallita nel 2010, e al proprietario degli immobili, in solido tra loro, di rimuovere e smaltire correttamente l’enorme quantità di materiale e di bonificare e mettere in sicurezza le aree. La funzionaria prefettizia ha dato 30 giorni di tempo a far data dal 29 giugno affinché i responsabili presentino un piano per l’operazione; se non accadesse, la commissaria prefettizia ha puntualizzato che si procederà d’ufficio e che i costi anticipati dal pubblico verranno recuperati forzatamente. «Non dobbiamo in nessun modo tollerare ritardi - alza la voce Italo Bigioli portavoce del Comitato delle associazioni ambientaliste camune - il percorso avviato dalla dottorezza Frizzante non deve trovare alcun ostacolo. Noi siamo convinti che sia la volta buona per sbarazzarci di tutte queste porcherie, gli elementi ci sono tutti». Per la curatela e il proprietario, però, nel dispositivo è prevista la possibilità di rivolgersi al Tar. Se si arrivasse di nuovo alle carte bollate come reagireste? «Le due sentenze del Consiglio di Stato hanno già detto che chi inquina paga. L’ultima è stata presa a sezioni riunite, quindi, fa giurisprudenza - risponde Bigioli -. Perciò noi ci aspettiamo che a questo punto si proceda rapidamente, anche perché le spese necessarie ora sembrano relativamente contenute». Quanto ai fondi necessari problemi non ce ne dovrebbero essere: se curatore e proprietario si tirassero indietro, Comunità montana, Provincia e Regione hanno assicurato che li anticiperanno. «Nell’ultimo incontro che abbiamo avuto a Breno il presidente Alessandro Bonomelli e l’assessore Mirco Pendoli ci hanno garantito che l’ente ha la disponibilità di un budget sufficiente» conclude l’ambientalista.•. L.Febb.

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