La pietra e il ferro Un tesoro moderno calato nella storia

Artogne  Due degli autori della Via Crucis di Sant’Andrea
Artogne Due degli autori della Via Crucis di Sant’Andrea
Artogne  Due degli autori della Via Crucis di Sant’Andrea
Artogne Due degli autori della Via Crucis di Sant’Andrea

La Via Crucis è un elemento essenziale della religiosità cristiana e in ogni chiesa, piccola o grande, le stazioni del Calvario non possono mancare. Ma nella «succursale» di San Andrea Apostolo di Artogne, un tempio cinquecentesco appena sopra la contrada Imavilla, mancava eccome, è qualcuno ha riempito la carenza. A collaborare nel realizzare le quattordici formelle sono stati Giovanni Spagnoli, Andrea Fanchini e Chiara Indomita Prandini. Il primo, già muratore con la passione della lavorazione della pietra, si è cimentato nello scolpire la passione di Cristo in piastre di rossa Simona. Il secondo, esperto lavoratore del ferro battuto, ha predisposto le piantane di sostegno, mentre l’ultima ha curato le cornici in legno pirografato delle rappresentazioni. Da qualche giorno la Via Crucis campeggia lungo il profilo della parete Nord della chiesetta, l’unica che senza affreschi. La scelta della collocazione è stata fatta per non intaccare la struttura muraria, mentre l’uso della pietra Simona e del ferro battuto fanno da contrappunto ai portali di ingresso e all’antica cancellata interna che separa la navata dal presbiterio. In aggiunta al Calvario sono state scolpite altre due formelle: l’Ultima cena e la Resurrezione, collocate sul muro che separa presbiterio e navata. «Questo lavoro è durato più di un anno - spiega Giovanni Spagnoli - e l’ho iniziato dopo che sono andato in pensione». La chiesetta di Sant’Andrea, e uno dei gioielli di Artogne. Dentro e fuori è arricchita da un invidiabile apparato decorativo i cui affreschi sono stati scoperti nel 1917. Quelli sulla parete esterna raffigurano il martirio di Sant’Andrea e sono datati 1510, mentre la grande figura di San Cristoforo sembra risalire al XIV secolo. Tra il 1958 e il 1962 ha subito restauri, e aveva anche una scala esterna di accesso al gineceo poi incredibilmente demolita. •. D.Ben.

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