Selca, i rifiuti se ne andranno ma la bonifica sarà parziale

Scarti industriali nell’ex Selca. Il capitolo non è chiuso
Scarti industriali nell’ex Selca. Il capitolo non è chiuso
Scarti industriali nell’ex Selca. Il capitolo non è chiuso
Scarti industriali nell’ex Selca. Il capitolo non è chiuso

L’anno nuovo non ha purtroppo portato la svolta attesa per l’enorme deposito di rifiuti stoccati ormai da tanti, troppi anni nei capannonie negli spazi esterni della ex Selca di Forno Allione. O almeno non ha portato una svolta definitiva. Il tema dello smaltimento è sul tavolo da anni, e la conferenza di servizi che si è tenuta nelle ultime ore in Prefettura a Brescia per riparlarne ha fatto emergere un dato non entusiasmante: il curatore fallimentare incaricato di occuparsi delle «eredità» del marchio industriale non avrebbe più le risorse necessarie per procedere a una rimozione totale delle tonnellate di scarti della lavorazione dell’alluminio presenti nell’ex sito industriale di Berzo Demo. La riunione si è svolta in Broletto a Brescia all’inizio della settimana, ma il quadro è emerso solo ieri mattina in municipio, durante un incontro del commissario prefettizio (il Comune di Berzo Demo è appunto commissariato) Anna Frizzante con alcuni esponenti del comitato spontaneo di cittadini per la bonifica. Come detto, non ci sarebbero le risorse economiche per trasferire altrove la montagna di scarti, apparentemente destinata a restare almeno in parte nella ex Selca, e in questa fase il curatore fallimentare sta cercando sul mercato internazionale l’offerta finanziaria migliore con l’obiettivo, comunque, di rimuovere la maggior parte delle scorie presenti a Forno Allione. Operazione per la quale dovrà anche incassare il via libera del giudice che lo ha incaricato della curatela fallimentare. Una possibilità in più nell’ottica di una soluzione definitiva del caso potrebbe essere rappresentata dai Fondi per i Comuni di confine che, prima dell’azzeramento, la vecchia amministrazione comunale aveva ottenuto per attuare un piano di reidustrializzazione proprio nell’area in questione. Si parla di circa quattro milioni di euro che sono attualmente «congelati», ma per utilizzarli nel completamento della bonifica piuttosto che nel rilancio produttivo bisognerebbe modificarne la destinazione d’uso, e pare come minimo difficile che la politica, in questo caso la Regione, si interessi di questa vicenda nel pieno della fase pre elettorale. Se ne riparlerà dopo l’appuntamento con le urne; nell’attesa, questo ex sito produttivo ad alto rischio continuerà almeno in parte a essere un magazzino di rifiuti industriali.•.

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