Strade, l’imbuto di Lorengo chiede soccorsi

di Lino Febbrari
La strettoria di Lorengo sul territorio di Berzo Demo aspetta una soluzione semplice e poco costosaIl dissesto della statale 39 a San Pietro di Corteno GolgiSanto Spavetti
La strettoria di Lorengo sul territorio di Berzo Demo aspetta una soluzione semplice e poco costosaIl dissesto della statale 39 a San Pietro di Corteno GolgiSanto Spavetti
La strettoria di Lorengo sul territorio di Berzo Demo aspetta una soluzione semplice e poco costosaIl dissesto della statale 39 a San Pietro di Corteno GolgiSanto Spavetti
La strettoria di Lorengo sul territorio di Berzo Demo aspetta una soluzione semplice e poco costosaIl dissesto della statale 39 a San Pietro di Corteno GolgiSanto Spavetti

È possibile che tra variante di Edolo (130 milioni), interramenti a Ponte e al Tonale (un’altra ventina), riqualificazione e messa in sicurezza del tratto tra Vione e Temù (8), tutti progetti in itinere per la statale 42 del Tonale, l’Anas non riesca a stanziarne meno di 10mila per eliminare la pericolosa strettoia, sempre sulla 42, nella località Lorengo di Berzo Demo? La domanda (a ragione) se l’è posta in queste ore Santo Spavetti, un geometra di Demo che nell’ultimo decennio ha più volte sollevato la questione dell’imbuto che impedisce il contemporaneo passaggio di due mezzi pesanti. Il professionista, che quattro anni fa su questo argomento ha anche presentato un esposto alla Procura di Brescia, è naturalmente contento dei notevoli investimenti programmati per migliorare la viabilità dell’alta valle in vista delle Olimpiadi invernali del 2026. Ma è stato proprio questo piano, al quale è destinata complessivamente una somma faraonica, a fargli tornare la voglia di dare battaglia affinché si risolva questo insignificante (dal punto di vista finanziario) problema. «Intanto in quel punto i micro tamponamenti non dico siano quotidiani, ma purtroppo sono frequenti - ricorda Spavetti - e solo per fortuna finora non ci sono state vittime. Si tratta di un contesto estremamente rischioso perché gli automobilisti frenano vedendo arrivare un mezzo pesante e basta un attimo di disattenzione per subire o provocare danni. Per mettere tutto a posto basterebbe abbattere un pezzo del decrepito muro residuo della demolizione del fabbricato avvenuta una quindicina di anni fa. Anziché procedere come doveva, l’Anas ha imposto ai proprietari di metterlo in sicurezza. Toglierlo di mezzo allargherebbe di circa un metro la carreggiata - sottolinea il geometra - e globalmente l’intervento insisterebbe su un’area di 20 metri quadrati. Una sciocchezza, per i lavori e per l’impegno finanziario». Spavetti è sbalordito dal fatto che nelle pieghe degli impegni plurimilionari l’Anas non abbia previsto nulla per cancellare la strettoia. E aggiunge con amarezza «che forse anche queste piccole opere andrebbero commissariate». Sostiene poi che «la demolizione potrebbe essere fatta anche da un gruppo di volontari, purché poi la società ci metta l’asfalto». L’incredibile stallo di Lorengo si replica sull’altra statale, la 39 dell’Aprica, a San Pietro di Corteno Golgi, a un chilometro circa dal valico che divide Brescia da Sondrio, dove da qualche anno l’Anas ha posato a metà carreggiata dei new jersey di plastica e istituito un senso unico alternato. Perché? Pare che il muro di sostegno a valle manifesti segni di cedimento. Anche in questo caso la messa in sicurezza non comporterebbe impegni onerosi: per evitare le lunghe colonne di auto nei momenti di maggiore afflusso sarebbe sufficiente allargare la carreggiata a monte di un paio di metri: lo spazio c’è e in breve i lavori sarebbero ultimati. «Basterebbe che qualcuno invece di posare cartelli e ridicole protezioni per evitare possibili risvolti penali in caso di incidenti facesse quanto è in suo potere per aggiustare le arterie cosiddette nazionali» conclude Spavetti.•.

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