«Un ragazzo molto confuso La sua psiche va indagata»

di P.BUI.
L’abitazione teatro del delitto
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L’abitazione teatro del delitto

Perché Vincenzo Capano ha stretto le mani attorno al collo della madre fino a toglierle il respiro? È il movente, spiega il legale Gerardo Milani, difensore del giovane, l'aspetto che andrà approfondito. E non solo. L'esito dell'autopsia che si è svolta ieri dopo il conferimento degli incarichi in mattinata, non aggiungerà molto ai tragici fatti, secondo l'avvocato: «Non credo porterà elementi sostanzialmente diversi. Ci dirà esattamente in che modo è avvenuto l'evento letale del soffocamento che, di fatto, il ragazzo ha ammesso». Nel corso dell’interrogatorio con il pubblico ministero Capano sarebbe parso molto confuso. Uno stato mentale che solleva grossi interrogativi e sul quale l’avvocato vuole vederci chiaro. Vincenzo Capano non risulta mai essere stato in cura per problemi psichiatrici, diversamente dalla madre. Eppure qualche problema si sarebbe palesato nel corso della visita medica all'ospedale di Esine dove il ventiquattrenne è stato portato venerdì mattina, poche ore dopo essersi presentato in caserma dicendo di aver avuto «problemi a casa». IN OSPEDALE, durante alcuni controlli, avrebbe iniziato a fare le prime ammissioni e una volta dimesso, ascoltato dagli inquirenti, è emersa la terribile realtà dei fatti. «Abbiamo discusso, poi non so cosa è successo. Le ho afferrato il collo e ho stretto - ha raccontato in stato confusionale -. Non so perché l'ho fatto, ma per me è un periodo molto difficile». Il ragazzo, che ora si trova in carcere con l’accusa di omicidio volontario, è poi tornato nel silenzio, estraniandosi. Parlerà, forse, nell’interrogatorio di convalida del fermo che, secondo il suo difensore, dovrebbe svolgersi tra martedì o mercoledì. L’avvocato Milani, come già anticipato, non esclude di chiedere al pubblico ministero una perizia psichiatrica perché quella confusione, quelle difficoltà in casa più volte citate dal 24enne potrebbero custodire risposte fondamentali a definire i contorni del delitto. «Non è aggressivo, è di poche parole. Non ha mai litigato con nessuno. Viveva una relazione simbiotica con la madre, fortemente condizionata dalla sua patologia». •

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