Una vita ad alta quota Addio a Martino Zani il rifugista del Papa

Martino Zani con la moglie
Martino Zani con la moglie
Martino Zani con la moglie
Martino Zani con la moglie

Si è spento ieri nella sua casa di Temù, e con la morte di Martino Zani, padre di Lino, storico gestore del rifugio Lobbia Alta, se n’è andato un pezzo di storia. Aveva 91 anni, gran parte dei quali trascorsi ad alta quota. «Nato» falegname, presto aveva capito che la sua vita aveva bisogno di respirare oltre i duemila metri. È lì che ha trovato e coltivato la felicità: al mondo dei rifugi si era avvicinato come portatore di viveri, poi aveva preso in gestione il Garibaldi, nella conca del Venerocolo. Pochi anni prima di sentire il bisogno di salire più in alto, oltre quota tremila. È così che dal 1970 al 2001 ha gestito, insieme alla moglie con cui lassù ha cresciuto la famiglia, il rifugio Ai caduti dell’Adamello. Quando ancora il ghiacciaio si distendeva da fuori la porta aveva accolto proprio in quello spazio papa Giovanni Paolo II durante il suo storico soggiorno, nell’estate del 1984, insieme al presidente della Repubblica Sandro Pertini: un’esperienza unica, che ha segnato la storia di quel posto e di chi l’ha vissuta. Solo più di trent’anni dopo il figlio Lino l’ha tradotta nel libro «Era santo era uomo». Martino Zani lascia nel dolore lui, le sorelle Renata e Miriam e la moglie Carla Sandrini. •. C.Ven.

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