Profumi e colori per «curare» l’Alzheimer

di Massimo Pasinetti
L’inaugurazione del giardino Alzheimer della Rsa di Villanuova
L’inaugurazione del giardino Alzheimer della Rsa di Villanuova
L’inaugurazione del giardino Alzheimer della Rsa di Villanuova
L’inaugurazione del giardino Alzheimer della Rsa di Villanuova

Si è vissuto un sabato speciale ieri a Villanuova; un sabato all’insegna di quella fetta purtroppo sempre più significativa della terza età formata da «anziani perduti». Rappresentanti delle istituzioni e tante persone comuni hanno partecipato all’inaugurazione del giardino Alzheimer che, ha ricordato Luisa Ambrogi, da 9 anni direttrice della Rsa «Villaggio San Francesco», è stato dedicato a Luigi Franzoni, «il geriatra già direttore sanitario della struttura che lo scorso anno è morto colpito da un infarto a soli 53 anni». Era stato un fulmine a ciel sereno a colpire una realtà che oggi conta 124 ospiti (21 dei quali nel reparto Alzheimer) distribuiti in 5 nuclei, l’Alzheimer al piano terra e gli altri al primo e al secondo piano. «Il dottor Franzoni ha lasciato un’impronta importante nella struttura - spiega l’educatrice Cinzia Bonora -: mi ha sostenuta nei momenti di difficoltà. Una grande persona, come uomo e professionalmente. E anche umile nel rapporto con tutti». Tornando al nuovo giardino sensoriale, dotato di un pavimento morbido, fiori e piante da frutto, colori, odori e sapori, rappresenta l’inizio di un più vasto progetto destinato a mettere al centro la persona, stimolare i sensi degli ospiti e attivarne i ricordi: «Vogliamo contrastare l’apatia e immobilità causate dalla malattia, perché anche le persone affette da demenza possono sperimentare la qualità della vita e, come dice John Zeisel della Columbia University, un vero esperto, è la nostra mancanza di comprensione della malattia che limita la loro possibilità di godere al meglio la vita, non la loro incapacità». Il progetto Alzheimer ora avviato non ha una fine e può migliorare all’infinito: «Le attività proposte dal piano spazieranno, accompagnate sempre da un sottofondo di musica classica rilassante, dalla pittura alla manipolazione, dalle stimolazioni di olfatto, vista e tatto alla pet therapy, che in questo particolare caso non userà veri animali ma riproduzioni in peluche; senza dimenticare esercizi cognitivi, giochi, canto e musica, tutte azioni il cui obiettivo è la stimolazione verbale e sensoriale della persona che torna ad essere al centro, da sola ma anche in gruppo». UN PERCORSO che coinvolgerà tutta l’equipe composta da medico, educatrice, infermieri, assistenti e fisioterapiste; figure che si integreranno per ridare serenità agli ospiti valorizzando ciò che un tempo lo vedeva capace e appassionato. Un esempio concreto? «Se un ospite era bravo nel preparare lo spiedo lo facciamo parlare a lungo della sua abilità. Lui si sente protagonista e sembra quasi dimenticare la malattia che lo accompagna». Il passo successivo sarà quello del coinvolgimento nella terapia dei parenti dei malati. •

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