«Sui controlli venatori si fa un triste teatrino»

Parte dal raid contro gli appostamenti fissi in Franciacorta e arriva alla strumentalizzazione politica (e mediatica) di un normale controllo venatorio venduto farsescamente come un’aggressione l’intervento di otto associazioni ambientaliste - Cabs, Enpa, Gol, Gaia, Wwf, Lac, Legambiente Brescia e Pro natura Lombardia - a sostegno del lavoro dei carabinieri forestali. La presa di posizione inizia affermando che «coloro che hanno danneggiato i capanni da caccia in Franciacorta, oltre a essere dei delinquenti sono anche degli utili idioti che regalano alle solite sigle venatorie estremiste l’occasione per attaccare l’attività antibracconaggio». UN ATTACCO che, in effetti, si è ripetuto in seguito all’operazione attuata dai carabinieri forestali del Soarda nei confronti di un capannista sul versante di Casto del monte Ladino, quando si è scatenato «come ogni anno, il triste teatrino dei facinorosi sparatutto che si oppongono ai controlli dell’attività venatoria. Per costoro la verifica dei carnieri, dei richiami e di tutto ciò che è previsto per legge si trasforma puntualmente in perquisizioni arbitrarie e violenza ai danni di “indifesi cacciatori”, nei confronti dei quali vengono poi accertate violazioni da bracconieri, cioè da delinquenti spesso abituali». «Evidentemente per taluni - continuano le otto sigle firmatarie del documento - l’abbattimento di specie protette e la detenzione di richiami vietati, così come l’uso di reti da uccellagione e trappole, soprattutto in alcune zone franche, sono reati che non andrebbero perseguiti: il monte Ladino di Lumezzane, le piane della Valcamonica e Preseglie sono solo alcuni luoghi in cui l’illegalità venatoria è prassi comune, e i controlli impediti con strade chiuse da sbarre, recinzioni ad hoc e staffette che raccolgono gli uccelli protetti». Anticipando la prossima richiesta di un incontro al prefetto, al procuratore capo della Repubblica e al comandante provinciale del carabinieri, infine, le associazioni parlano di un disegno politico. «L’attacco alle forze dell’ordine e alla vigilanza venatoria nel suo complesso è una strategia nota e ripetitiva, che ha il solo fine di garantire impunità ai bracconieri e il permanere degli interessi economici e clientelari legati al mondo della caccia illegale. Non dimentichiamo che Brescia e Bergamo sono province identificate come black spot dal Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici del ministero dell’Ambiente, e che qui non è raro che appostamenti fissi di caccia siano autorizzati in proprietà recintate, oppure trasformati in villette o case che, grazie alla legge regionale che le definisce "immobili a carattere rurale destinati al riposo del cacciatore", possono dribblare i divieti della legislazione urbanistica e paesaggistica garantendo l’elusione dei controlli e il continuo massacro di uccelli protetti». •

Suggerimenti