Agnosine, tante violenze e insulti prima del delitto

di Mario Pari
Carabinieri ad Agnosine  il giorno dell’uccisione di Giuseppina di Luca, durante le prime fasi delle indagini per la ricostruzione del delitto FOTOLIVE Giuseppina Di Luca fotografata in un momento felice
Carabinieri ad Agnosine il giorno dell’uccisione di Giuseppina di Luca, durante le prime fasi delle indagini per la ricostruzione del delitto FOTOLIVE Giuseppina Di Luca fotografata in un momento felice
Carabinieri ad Agnosine  il giorno dell’uccisione di Giuseppina di Luca, durante le prime fasi delle indagini per la ricostruzione del delitto FOTOLIVE Giuseppina Di Luca fotografata in un momento felice
Carabinieri ad Agnosine il giorno dell’uccisione di Giuseppina di Luca, durante le prime fasi delle indagini per la ricostruzione del delitto FOTOLIVE Giuseppina Di Luca fotografata in un momento felice

Nell’aula della corte d’assise non sono entrati solamente quei dieci fendenti che non hanno lasciato scampo a Giuseppina di Luca il 13 settembre scorso. Il nuovo capo d’imputazione riferisce di una situazione che è ancora più pesante per Paolo Vecchia, che quel giorno colpì mortalmente la moglie Giuseppina nei pressi dell’abitazione in cui la donna era andata a vivere da circa un mese. Da quando, è stato letto in aula, la situazione si era fatta ancora più insostenibile rispetto ai già terribili anni precedenti. Anni, che nella ricostruzione accusatoria sono stati segnati da «percosse, insulti, minacce gravi nonchè comportamenti variamente aggressivi e possessivi per banali motivi, come lo smarrimento del telecomando della tv o la ricezione di bollette troppo care». Ma a questo va aggiunto la sottoposizione della moglie a «penose condizioni di vita tanto da costringerla ad abbandonare la casa coniugale trasferendosi altrove con una figlia e a darsi malata sul lavoro e prendersi giorni di ferie per evitarne l’incontro, ponendo in essere a danno» della moglie «atti di violenza fisica e psicologica». Quindi un lungo elenco di pesantissimi epiteti rivolti a Giuseppina, ma anche di violenze, a suon di pugni e di minacce. Poi i vestiti di lei gettati via, gli sputi e le telefonate origliate. E, ancora, i controlli per verificare se l’auto della moglie fosse parcheggiata nei pressi della nuova abitazione. Infine, il delitto, con l’utilizzo di due coltelli. Ma bisogna aggiungere a tutto ciò anche i maltrattamenti nei confronti delle due figlie, una delle quali è stata spinta contro il calorifero, e i colpi con la cintura al viso dell’altra per «essere rientrata troppo tardi la notte di Halloween». Una situazione che nell’agosto del 2021 diventa sempre più irreversibile, ma anche gli anni precedenti per le due ragazze sono segnati da insulti e botte. Nella ricostruzione della procura si parla di una forchette conficcata in un braccio, di percosse con un pezzo di ferro. Tutto ciò è confluito nell’accusa, per Paolo Vecchia, di omicidio volontario, con aggravanti che vanno dalla premeditazione, al vincolo del coniugio, alla crudeltà e ai maltrattamenti. Il processo è stato aggiornato a novembre. La difesa di Paolo Vecchia, rappresentata dall’avvocato Roberto Lancellotti ha tra l’altro chiesto l’acquisizione dei messaggi Whatsapp e dei messaggi vocali intercorsi tra l’imputato e la moglie, ritenendoli importanti nella ricostruzione del clima familiare con riferimento ai maltrattamenti. Nella prossima udienza si entrerà nel vivo del processo. L’ennesimo per un femminicidio in provincia di Brescia.•..

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