I NOSTRI CINQUANT'ANNI

Bresciaoggi, mezzo secolo con i bresciani e un grazie lungo 18mila giorni

di Giulio Tosini
Il 28 aprile 1974 il «numero 1». Oggi in edicola un'edizione speciale gratuita del quotidiano per celebrare l'importante traguardo
Oggi Bresciaoggi spegne 50 candeline. Un'edizione speciale in edicola gratuitamente per celebrare l'importante traguardo
Oggi Bresciaoggi spegne 50 candeline. Un'edizione speciale in edicola gratuitamente per celebrare l'importante traguardo
Oggi Bresciaoggi spegne 50 candeline. Un'edizione speciale in edicola gratuitamente per celebrare l'importante traguardo
Oggi Bresciaoggi spegne 50 candeline. Un'edizione speciale in edicola gratuitamente per celebrare l'importante traguardo

Diciottomila volte grazie, quanti sono all’incirca i numeri di Bresciaoggi andati in edicola. Grazie ai lettori del passato e del presente che hanno consentito al nostro quotidiano di tagliare il prestigioso traguardo del mezzo secolo di vita.

Era il 28 aprile del 1974, e anche allora era una domenica, quando, dopo un’edizione zero uscita l’11 aprile e un’altra «01» pubblicata sabato 27, Bresciaoggi debuttava in tutte le edicole di città e provincia. Da allora il quotidiano è diventato un patrimonio collettivo, scritto da redattori e collaboratori interpretando i sentimenti e gli stati d’animo dei bresciani.

Un valore aggiunto che ha rappresentato la forza del quotidiano. Anno dopo anno Bresciaoggi è diventato sempre di più la voce dei bresciani, accompagnandoli nei momenti tragici come la strage di piazza della Loggia e l’omicidio di Aldo Moro, a cui la testata dedicò edizioni straordinarie.

Ha pianto con la comunità la morte del nostro papa Paolo VI e di papa Giovanni Paolo II, il pontefice venuto da lontano ma che aveva trascorso la sua gioventù spirituale alla Comella di Seniga. Ha pianto di gioia per la liberazione di Roberta Ghidini e Giuseppe Soffiantini, sequestrati per lunghi mesi. Ha raccontato con rigorosa sobrietà e delicatezza omicidi, femminicidi, tragedie familiari che coinvolgevano bambini senza mai cadere nella tentazione del sensazionalismo e dei dettagli macabri per strappare qualche copia in più. Il quotidiano è rimasto uguale a quello uscito mezzo secolo fa nell’approccio alla verità.

E nei momenti più tragici del territorio ha svolto un ruolo fondamentale. Emblematica la prima pagina bianca con il solo volto di Roberta Ghidini: una forma di protesta contro la criminalità ideata dal direttore dell’epoca, Piero Agostini. Quella prima pagina fu una scossa per l’opinione pubblica e durante i giorni del sequestro si moltiplicarono all’interno del giornale gli appelli alla liberazione di istituzioni, politici, vip e gente comune. L’evoluzione grafica e tecnologica è sempre stata proiettata nel futuro, rispettando la vocazione di una testata capace di cavalcare l’onda del cambiamento.

Bresciaoggi è stato all’avanguardia proponendo una pagina culturale che anticipava i tempi attraverso firme autorevoli: una su tutte quella del filosofo Emanuele Severino. Bresciaoggi è stato il primo quotidiano a dedicare una pagina all’economia locale: nella testata aveva aggiunto la parola «lavoro», portando alla luce i problemi dell’occupazione e della sicurezza, rimasti purtroppo gli stessi a cinquant'anni di distanza.

Bresciaoggi ha fatto scoprire a tutti la storica tradizione di società sportive e ha contributo a valorizzare il patrimonio di giovani atleti. Il calcio provinciale, a torto definito «minore», ha avuto pari dignità con il professionismo: una filosofia che ha trovato la sua massima espressione nella vetrina di calcio giovanile del Trofeo Bresciaoggi e nelle iniziative più recenti, come il Pallone d’oro e la Perla, che premia senza confini di genere i migliori giocatori e giocatrici del calcio bresciano.

E questa apertura verso le novità è un pregio che i fondatori del giornale riconoscono nelle loro testimonianze raccolte in occasione del compleanno. Il giornale in effetti sarebbe arrivato al capolinea dopo il fallimento se l’autogestione prima e la cooperativa poi avessero gettato la spugna di fronte alle difficoltà. Invece redattori, collaboratori e poligrafici non hanno mollato, rinunciando per mesi allo stipendio per sopravvivere e restare al servizio dei bresciani.

Gli anni più difficili sono stati affrontati, e superati, con sacrificio e coraggio, ma non bisogna pensare che chi oggi è quotidianamente impegnato a confezionare il giornale non debba attraversare strettoie. Quante persone hanno «transitato» da Bresciaoggi in questi cinquant'anni? Tanti, tantissimi. Giornalisti, poligrafici, impiegati, collaboratori. Qualcuno, nonostante sia ormai passato mezzo secolo, fa ancora parte di questa «squadra». Altri purtroppo ci hanno lasciato anzitempo, come il direttore Piero Agostini, scomparso nella sede di via Eritrea nella notte del 25 luglio 1992, dopo aver «chiuso» il giornale in tipografia, o come l’indimenticato Giorgio «Jos» Sbaraini, uno dei giornalisti più autorevoli e graffianti della storia di Brescia e non solo, cantore dello sport ma anche fine analista politico e narratore delle tradizioni e delle trasformazioni del nostro territorio. Impossibile ricordarli tutti, e menzionando solo i più noti si farebbe un imperdonabile torto a chi ha combattuto per la libertà di stampa, magari anche solo per pochi mesi, prima di dover fare scelte diverse perchè «teneva famiglia» e la mancanza di uno stipendio si faceva sentire.

Per tutti questi motivi la festa di compleanno di Bresciaoggi è la festa dei bresciani e dei nostri lettori, a cui da 18mila giorni un’intera redazione dice quotidianamente... grazie.

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