il caso

D’Annunzio di Montichiari, lo scalo conteso con il Veneto: ora la Lombardia chiede la cloche

di Giuseppe Spatola
Oggi in commissione regionale l’audizione con il Gruppo Save sul polo del Nord-Est. Cinque mesi fa al Pirellone è stata presentata e votata una mozione per chiedere il rilancio

Nella commissione regionale Territorio, Infrastrutture e Mobilità oggi, 9 maggio, alle 12.30 si svolgerà l’audizione sul Polo aeroportuale Nord-Est con il Gruppo Save. La società veneta che gestisce lo scalo di Montichiari comparirà per la prima volta in Regione alla presenza dell’assessore alle Infrastrutture del Pirellone Claudia Terzi.

Di fatto dalla Lombardia parte la battaglia politica per il cambio di gestione con l’idea che l’aeroporto D’Annunzio potrebbe tornare presto sotto il controllo della Lombardia e diventare, così, l’hub passeggeri e commerciale di riferimento per un’ampia fetta della regione a cavallo tra Oglio, lago di Garda e Po.

Tra Lombardia e Veneto

Cinque mesi fa al Pirellone è stata presentata e votata una mozione per chiedere il rilancio dell'aeroporto. Da qui lo scalo è oggetto di una contesa tra Veneto e Lombardia. Il motivo? La presunta «inadeguatezza» del Gruppo Save, che gestisce il Catullo di Verona-Villafranca e in parallelo l'aerostazione di Montichiari su cui gravitano soprattutto i cargo.

«Ho chiesto l’audizione del nuovo direttore Cargo Francesco Folonari per poter riaprire il tema al centro della mozione - ha spiegato Claudia Carzeri, consigliere di Forza Italia che ha voluto l’incontro in commissione -. Teniamo così alta l’attenzione sul tema. Dalla delibera del 2022 che definiva la via del rilancio con un piano di sviluppo che inizialmente prevedeva 100 milioni di investimento sul Cargo, oggi abbiamo saputo che il ministero ha chiesto una integrazione al piano di rilancio soprattutto inerente alla viabilità. Dobbiamo trovare sinergie istituzionali per creare le condizioni perché il nostro aeroporto possa svilupparsi non solo sul fronte merci».

La mozione

Ad affondare il colpo sull’attuale gestione era stato il consigliere Giorgio Bontempi (FdI) promotore della mozione passata in Consiglio: «Con il controllo del Catullo da parte di Save la situazione è peggiorata. Oggi il traffico-merci è 40 mila tonnellate. Ma c’è un tema ancora più decisivo: al momento esistono solo voli charter, nessuno scalo è sostenibile senza il trasporto-passeggeri. Save si è dimostrata incapace di gestire Montichiari per cui è necessario che venga revocata la concessione quarantennale».

Posizione condivisa a sinistra anche da Dario Balotta (sinistra ambientalista): «Si stanno scontando i troppi errori compiuti nel passato, a cominciare dalla scelta dei bresciani di preferire la gestione dalla Catullo piuttosto che finire nell’orbita di Bergamo. Oggi Montichiari, dopo avere perso i passeggeri, è uno scalo merci di dimensioni ridotte a causa anche dello smantellamento dell’aerostazione: restano solo le Poste mentre Dhl è a Malpensa ed Amazon ad Orio».

Il no alla mozione

La mozione era stata approvata in Consiglio regionale a larga maggioranza dopo una serie di emendamenti che hanno messo d’accordo quasi tutti. Solo i rappresentanti dei Cinque Stelle avevano detto «no».

La storia

Nel 2013 la società Catullo che gestisce l’aeroporto di Verona ottenne la concessione quarantennale per la gestione anche dello scalo bresciano; nel 2014 nel Catullo è arrivata la società Save, soggetto privato, che detiene il 43% delle quote (la maggioranza è degli enti pubblici). Nel 2018 fu presentato un piano industriale che, però, restò sulla carta.

«Ad oggi – hanno rimarcato dalla Regione – non vi è più alcun volo di linea ma solo voli privati, mentre il trasporto cargo è aumentato solo negli ultimi anni attestandosi sulle 40mila tonnellate l’anno; poco, visto che lo scalo perde dai 5 ai 7 milioni di euro all’anno».

La svolta

Da qui la necessità di una svolta con la Regione Lombardia che vorrebbe la cloche. L’intenzione, in sostanza, è quella di «dare nuova centralità all’hub aeroportuale, al servizio delle imprese del territorio e della comunità valorizzando pienamente la struttura, al servizio di una mobilità integrata, che sia all’avanguardia e funzionale all’economia mantovana e lombarda».

A breve Fratelli d’Italia promuoverà un confronto con gli stakeholder del territorio bresciano, in testa le associazioni di categoria del mondo produttivo, per «condividere le opportunità che il progetto potrebbe dare in termini economici e occupazionali». Per il gruppo di maggioranza, occorre prendere il controllo e la gestione dell'aeroporto di Montichiari, come asset per lo sviluppo a medio e lungo termine delle infrastrutture strategiche.

Il ministero

«È un'operazione necessaria per riattivare un aeroporto ormai morto, ma che rappresenterebbe per i bresciani e tutti i lombardi una finestra importantissima da e per il mondo, generando vantaggi per tutti», ha spiegato Bontempi. La società che gestisce lo scalo ha presentato al ministero ed all'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), un piano industriale decennale da 101 milioni di euro, mentre nelle dichiarazioni pubbliche hanno sempre sostenuto di effettuarne un altro che vale 50 milioni.

«Come dire: la gestione è sommaria e confusa - ha chiuso Bontempi -. Lo sviluppo in Lombardia delle merci e dei servizi passa attraverso un sistema aeroportuale dinamico, diffuso e funzionale. Montichiari qualcuno vorrebbe rimanesse sottosviluppato».

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