sanità e territorio

Fondi e liste d’attesa, critiche da Brescia alla Regione: «Interventi irrisori»

di Irene Panighetti
Il Pirellone ha messo in campo 61 milioni per recuperare le prestazioni perse. Cimino (Lombardia SiCura): «Investimento spot che non risolve i deficit strutturali». Panizza (Alleanza bresciana per la sanità): «Manca organizzazione»

Insufficienti e irrisori: sono molto critici sindacati e associazioni bresciane sull’annuncio di investimento, da parte di Regione Lombardia, di oltre 61 milioni di euro per abbattere le liste d'attesa e arrivare a garantire circa 7 milioni di prestazioni entro dicembre 2024 e 1 milione di prestazioni in più rispetto all'anno 2023. Tali fondi sono previsti da una delibera approvata dalla Giunta regionale e presentata dal presidente Attilio Fontana e dall'assessore al Welfare Guido Bertolaso, i quali hanno anche promesso, dal 6 maggio, la possibilità di effettuare visite ed esami di diagnostica anche al pomeriggio (16-20) e il sabato mattina, oltre all'attivazione del Cup unico che, in via sperimentale, sarà attivato dal 5 giugno all’Asst Franciacorta e, se sarà andato a buon fine il collaudo, dal 30 settembre ci sarà il completamento di tutta l’area della provincia di Brescia e il 31 dicembre l’attività sarà estesa complessivamente a 8 enti sanitari pubblici e 2 privati.

«Questi 61 milioni sono una goccia nel mare del bisogno e nel bilancio complessivo: basti pensare che ogni anno la Regione Lombardia stanzia oltre 20 miliardi di euro – commenta Antonio Cimino, che promuove la petizione “Lombardia si cura“ -. È un investimento a spot che non risolve i deficit strutturali: apriranno di più gli ambulatori? Ma con quale personale?»

Il problema del personale è sottolineato anche da Maria Rosa Loda della segreteria della Cisl: «Il tentativo della Regione non è in sé negativo, ma i medici non ci sono e quelli che ci sono sono chiamati ad ulteriore lavoro, sebbene già siano al limite delle forze. Per il Cup vedremo se effettivamente sarà effettivo e con quali modalità, vorrei essere ottimista ma di annunci ce ne sono stati tanti…».

Le reazioni

Da parte della Cgil, realtà che sostiene la petizione «Lombardia si...cura», arriva il commento di Nadia Lazzaroni, segretaria sanità Fp: «La rincorsa allo smaltimento delle liste di attesa si scontra frontalmente con il concetto più ampio di salute, intesa come benessere psico fisico e sociale. E’ l’ennesima toppa ad un abito ormai in brandelli, anche perché i lavoratori non sono in numero sufficiente neanche per l’ordinario. In molti casi infatti lavorano da anni ai minimi di servizio, per la difficoltà a reperire personale di alcune professioni, e quindi hanno turni di lavoro infiniti, risposi e ferie saltati, l’impossibilità di conciliare vita e lavoro, oltre ad avere stipendi inadeguati rispetto ai colleghi europei».

Forse ancora più duro il commento di Celestino Panizza, dell’Alleanza Bresciana per la salvaguardia del Servizio Sanitario pubblico, un’unione di 21 associazioni bresciane costituitasi diversi mesi fa: «Ancora una volta siamo di fronte ad un modo propagandistico di affrontare la questione che è complessa e non va considerata solo dal lato dell’offerta delle prestazioni– attacca Panizza -. Il tema delle liste di attesa è una spia per segnalare il problema più ampio, ovvero l’assenza di personale, la mancanza di strumentazione, di organizzazione del sistema sanitario pubblico; tutto ciò porta verso un ulteriore privatizzazione del sistema sanitario e quindi ad un aumento delle diseguaglianze, con sempre più persone che o scelgono il privato o rinunciano alle cure».

Panizza si riferisce al fatto che il privato beneficia di un terzo dei nuovi stanziamenti, avendo meno vincoli del pubblico in termini di assunzioni, di acquisti, di bandi, di procedure: «Questi investimenti favoriscono, ancora una volta, il privato». L’idea di ripensare strutturalmente il sistema accomuna tutti: «Bisogna uscire dal meccanismo della prestazione e puntare sulla presa in carico del bisogno sanitario del cittadino.

Occorre vincolare l’accessibilità ai servizi specialistici al filtro del territorio rappresentato dai medici di base», precisa Panizza. Con lui Lazzaroni: «Per noi resta forte la richiesta di cambiare la legge regionale 22 come prima passo per rispondere, anche se parzialmente, a queste storture. Con i 5 punti della petizione, tra cui il primo è proprio un Cup veramente unico e funzionante, facciamo delle proposte: piano di assunzioni con stabilizzazione a tempo indeterminato del personale sanitario precario, assunzione di medici, infermieri e ostetriche, riconoscimento e valorizzazione, anche economica, a partire dal contratto nazionale, del lavoro di tutti gli operatori sanitari».

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