IL CASO

Il vaccino è ancora un miraggio per 350 senzatetto di Brescia

I «fantasmi» di Brescia ancora esclusi dal percorso vaccinale: ora chi si occupa di assistenza chiede con maggiore insistenza attenzione anche per queste persone

•• Il ministro della Salute Roberto Speranza lo aveva già chiarito lo scorso gennaio, il Dpcm firmato dal premier Draghi ai primi di marzo e le disposizioni del Commissario straordinario Figliuolo lo hanno confermato: tra i soggetti «fragili» che dovrebbero avere priorità nell’accesso alla campagna vaccinale rientrano anche i senzatetto e le persone senza fissa dimora ospitate nei dormitori e nelle strutture di prima accoglienza; allo stesso modo la precedenza nella somministrazione spetterebbe anche agli educatori professionali e agli operatori chiamati ad assisterli quotidianamente. La realtà dei fatti è però ben diversa e vede i buoni propositi traditi da una macchina organizzativa che procede piuttosto a rilento e stenta a dare risposte certe e tempestive.

Il Comune, tramite la consigliera delegata alla Sanità Donatella Albini, nelle scorse settimane ha presentato ai dirigenti di Ats un elenco contenente i nomi dei 350 senzatetto della città che figurano negli elenchi del servizio grave marginalità gestito dai Servizi sociali della Loggia.

Ad oggi la comunicazione, sebbene sia stata recepita dal sistema sanitario, non ha prodotto alcun risultato concreto: «Ci siamo mossi su diretta sollecitazione dei dormitori e delle cooperative, chiedendo che accanto al più che legittimo criterio dell’età anagrafica fossero considerate anche le precarie condizioni di salute dei soggetti esposti alla vita di strada e i rischi a cui sono sottoposti e a cui potrebbero esporre i vicini o gli operatori».

Al dormitorio maschile di contrada Sant’Urbano e nella struttura femminile Casa Ozanam, entrambi gestiti dalla San Vincenzo, gli ospiti per cui si è richiesta la vaccinazione sono circa una sessantina (tra uomini e donne), mentre gli operatori in servizio effettivo sono undici. Restano esclusi come altrove i volontari, anche se in questo caso il problema della fragilità è stato risolto sin dall’inizio dello scorso autunno: si è infatti preferito vietare lo svolgimento dell’attività in presenza a tutti gli over 65. «Aspettiamo con ansia una risposta.

Persino il vescovo Tremolada si è interessato alla situazione precaria dei senzatetto e ha assicurato una sollecitazione da parte della Diocesi», ha spiegato Paolo Tengattini, direttore del dormitorio. Attendono una risposta da parte di Ats anche il centro Chizzolini di viale Duca degli Abruzzi gestito dall’associazione Amici del Calabrone e dalle cooperative La Rete e di Bessimo, il quale nella nuova veste di spazio incentrato su permanenze a lungo termine dà rifugio a 30 persone, così come il centro Porte Aperte di Caritas diocesana in via della Garzetta, al cui interno pernottano 24 ospiti. Sebbene le certezze scarseggino, su un punto preciso Comune, Ats e dormitori concordano pienamente: data la natura prevalentemente transitoria delle permanenze, sarebbe auspicabile aspettare la distribuzione sul mercato del vaccino di Johnson&Johnson, in modo tale da cogliere i vantaggi offerti da una somministrazione monodose in termini di efficacia immediata e di reperibilità dei soggetti.

L’auspicio comune riguarda anche la scelta degli spazi in cui svolgere la vaccinazione: sarebbe molto più comodo e meno dispendioso poterla effettuare in una sola giornata all’interno delle strutture di accoglienza. «Scontiamo purtroppo una generale mancanza di organizzazione a livello regionale, che ostacola qualsiasi possibilità programmazione», ha commentato ancora la consigliera Donatella Albini, secondo cui è indispensabile trovare canali per dare risposte sanitarie anche ai agli immigrati irregolari e ai disabili ricoverati al proprio domicilio.•. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti