Il gestore

Bozza (Acque Bresciane): «Le sorgenti più piccole sono quasi esaurite»

di Giada Ferrari
responsabile Area Esercizio di Acque Bresciane, ha evidenziato le problematiche legate alle fonti di approvvigionamento sul territorio. Per quelle montane le riduzioni si attestano tra il 25 e 30 per cento. La mancata ricarica idrica è dovuta alla carenza di pioggia e di neve
Sonia Bozza  di Acque Bresciane ha illustrato gli interventi del gestore e suggerito piccole azioni quotidiane
Sonia Bozza di Acque Bresciane ha illustrato gli interventi del gestore e suggerito piccole azioni quotidiane
Sonia Bozza  di Acque Bresciane ha illustrato gli interventi del gestore e suggerito piccole azioni quotidiane
Sonia Bozza di Acque Bresciane ha illustrato gli interventi del gestore e suggerito piccole azioni quotidiane

Il tema dell’acqua è tra i più scottanti e preoccupanti argomenti di attualità. Per fare una fotografia della situazione delle acque sul territorio bresciano è sufficiente immaginare le condizioni del lago di Garda. «Oggi, come tutti sanno, le spiagge stanno prendendo il posto dell’acqua - commenta Sonia Bozza responsabile Area Esercizio di Acque Bresciane -. Ora trasportiamo questa immagine su sorgenti e pozzi che, a causa di un afflusso inferiore di acqua, si stanno notevolmente rimpoverendo». La situazione bresciana non è, dunque, delle più rosee e l’osservatorio di Acque Bresciane (società che gestisce 98 comuni e 87 acquedotti sul territorio) registra delle riduzioni della riserva idrica delle sorgenti, ed in particolare di quelle montane, che si attestano intorno al 25-30%. «Questo vale per quelle con buona portata, le piccole, invece, sono quasi esaurite - prosegue Bozza -. La stessa cosa la vediamo anche nelle falde, dove registriamo degli abbassamenti, per ora non così preoccupanti come le sorgenti, ma comunque significativi».

Le zone de bresciano ad oggi critiche sono, infatti, quelle che si approvvigionano dalle sorgenti, a cui si aggiunge l’attenzione per alcuni comuni del Garda che attingono dal lago. «San Felice del Benaco e Manerba, ad esempio, sono due comuni su cui stiamo intervenendo e cercando soluzioni alternative». La panoramica è critica e di sofferenza non solo a causa di un livello di partenza dell’acqua già più basso rispetto a quello dello scorso anno, ma anche per la mancata «ricarica idrica», derivante da piogge e nevicate, tipica del periodo autunnale e invernale. «Diverse sono le azioni che abbiamo iniziato ad intraprendere e, visto lo stato attuale delle cose, non si possono assolutamente interrompere - spiega Bozza -. Dobbiamo considerare che la crisi di oggi può essere a lungo periodo, perciò dobbiamo cercare di attenuare il problema e intervenire a livello strutturale».

Acque Bresciane ha difatti intrapreso negli ultimi anni due grandi filoni di interventi, suddivisi in azioni a breve termine e a lungo termine. Nell’immediato stanno partendo azioni dedicate al mantenimento in efficienza degli impianti, interventi sulle perdite idriche oppure mirati a studiare l’interconnessione trai i sistemi e le reti. «A questi si aggiunge il processo di digitalizzazione delle reti stesse che ci permette di raccoglie informazioni in tempo reale e di delineare un quadro di ciò che sta accadendo». In termini, invece, di azioni a lungo termine si fa protagonista l’uso di una tecnica danese che, con l’ausilio di un elicottero, consente di mandare segnali nel terreno fino ad una profondità di 350 metri. «Ci tengo a sottolineare: senza causare problemi alla salute umana, animale o botanica - precisa Bozza -. Questa tecnica consentirà la mappatura dei corpi idrici profondi e sotterranei, per mettere poi in atto soluzioni a lungo termine e capire dove potrà essere prelevata acqua». Acque Bresciane, dunque, dei passi li sta facendo, ma ogni cittadino può fare la differenza attraverso piccoli accorgimenti quotidiani: attenzionando i rubinetti, preferendo la doccia al bagno in vasca, irrigando quando necessario e imparando a scegliere strutture che recuperano l’acqua utilizzata.•.

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