L'INTERVISTA

Luca Mercalli: «Senza azioni concrete fenomeni estremi sempre più frequenti»

di Marta Giansanti
Il meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico, lancia l’allarme sul futuro
Luca Mercalli
Luca Mercalli
Luca Mercalli
Luca Mercalli

Coltivazioni distrutte, strade allagate, tetti scoperchiati e alberi divelti: «ferite» ancora evidenti del violento nubifragio che ha sferzato il Bresciano nei giorni scorsi. Un’ondata di maltempo di breve durata ma dalla potenza estrema: l’ultimo, di una lunga serie con cui il territorio ha dovuto fare i conti. Il meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico, Luca Mercalli, lancia l’allarme sul futuro, confermando le preoccupazioni legate ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale, «una situazione destinata a peggiorare se non si mettono in atto azioni concrete e diffuse».

Temporali sempre più aggressivi che molto spesso vedono protagonista la Pianura Padana. Un caso?

Certo che no. Quest’area d’Italia offre due ingredienti fondamentali allo sviluppo di impetuosi nubifragi: l’umidità e il calore, un combinato di caratteristiche che ne rappresentano il carburante.

Quanto ad influire sono i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale?

Una piccola parte; possono essere definiti fattori di modesta amplificazione: dopotutto il riscaldamento globale aumenta la temperatura e di conseguenza l’energia necessaria a provocare questi eventi. Fenomeni sempre esistiti, ora però sono più frequenti e intensi. Di quanto lo siano, al momento, non è possibile dirlo. Purtroppo anche solo una piccola crescita della potenza rispetto al passato è sufficiente a provocare danni come quelli a cui avete assistito nei giorni scorsi nel Bresciano. L’Italia ovviamente non è l’unico Paese a soffrirne: è un problema che riguarda chiunque. Un infittirsi di perturbazioni estreme previste da decenni: da mezzo secolo le organizzazioni scientifiche internazionali ci avvertono del grave rischio che rappresenta il riscaldamento globale e anno dopo anno ne stiamo pagando le conseguenze. Ed è solo l’inizio: la situazione è destinata a peggiorare in futuro

Siamo in un irrimediabile ritardo o possiamo ancora rallentare il corso degli eventi?

Se applicassimo l'accordo di Parigi e ci concentrassimo esclusivamente sulla riduzione delle immissioni di gas serra, potremmo limitare i danni. L'Italia è una piccolissima goccia in mezzo a un mare di giganti: il nostro Paese immette nell’atmosfera meno dell’1% ma ognuno deve fare la sua fondamentale e necessaria parte. Il primo accordo internazionale risale al 1992 a Rio de Janeiro, a cui è seguito il protocollo di Kyoto e ora l’accordo di Parigi: oggi sono pezzi di carta, complessi e ben studiati, ma messi in pratica troppo lentamente. Nel Bresciano e nel mondo non mancano azioni virtuose, ma sono limitate a piccoli esempi e non ad applicazioni di massa, siamo sempre fermi al progetto pilota. Quando inizieremo a trasformarli in interventi non più sperimentali?

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