Padre Antonio, missione
e aiuto allo sviluppo

Padre Antonio Panteghini DAMATOA

Michela Bono

Risale agli anni dell’infanzia il desiderio di padre Antonio Panteghini di sposare una vita missionaria. Quando fu ordinato sacerdote nel 1963 ottenne incarichi in diverse città d’Italia, coltivando però sempre il desiderio di aiutare le popolazioni del Congo, paese martoriato dove nel 1992 scoppiò la guerra civile proprio nel momento in cui stavano maturando i tempi dell’agognata partenza.

Fu allora che Panteghini fu costretto a scegliere un’altra destinazione: in attesa che la situazione migliorasse, fu inviato in Camerun al fianco di Carlo Biasin, fondatore e primo superiore della Maison Jean Dehon di Ngoya, dove lavorò come scolastico teologico della Provincia camerunense.

All’arrivo, padre Antonio fu immediatamente costretto a farsi carico della responsabilità della piccola comunità a causa del repentino decesso per malaria di padre Biasin. Un’esperienza nata quasi per caso che impegnò il religioso di Bienno per tutta la vita missionaria. Quando all’età di 76 anni ebbe la possibilità di partire per il Congo, ormai il cuore e i progetti erano in Camerun, dove decise di restare.

Negli ultimi tre anni, padre Panteghini è stato al servizio della Comunità del Noviziato a Ndounguè, una casa di formazione per giovani che desiderano avvicinarsi alla vita religiosa.

ACCANTO all’impegno pastorale, il padre bresciano lavora da anni per alleviare uno dei problemi più gravi dell’area, la difficoltà di reperire l’acqua potabile. «Con l’aiuto di molti sostenitori sono riuscito ad attivare 250 pozzi e oggi – spiega -, all’età di ottant’anni, confesso che l’ambizione sarebbe di arrivare presto a 300». Padre Antonio segue un gruppo di adozioni a distanza coordinato da Cuore Amico e dai Laici Terzo Mondo di Napoli. Attraverso la Ong Children Care Camerun, di cui è presidente, distribuisce pane e biscotti negli orfanotrofi della zona.

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