Il report

Rischio sismico, un terzo delle case bresciane è in pericolo

di Cinzia Reboni
Quasi centomila edifici in fascia vulnerabile. Le zone sotto osservazione sono la Valsabbia e il Garda
Sul Garda il sisma più violento nel Bresciano degli ultimi anni
Sul Garda il sisma più violento nel Bresciano degli ultimi anni
Sul Garda il sisma più violento nel Bresciano degli ultimi anni
Sul Garda il sisma più violento nel Bresciano degli ultimi anni

 Oltre un terzo delle case bresciane è a rischio sismico medio. Sono 97.260 gli edifici (il 36,6% su un totale di 265.797) inseriti in una fascia vulnerabile. Gli abitanti dei rimanenti 168.537 immobili possono invece dormire sonni quasi tranquilli, rientrando nella «zona 3», vale a dire a rischio basso. È quanto emerge dal report di Cresme Ricerche 2023 commissionato da Ance.

I primi tentativi per mettere a punto una sorta di «classificazione sismica» del territorio italiano risalgono all'inizio del secolo scorso, e più precisamente a seguito dei terremoti di Messina del 1908 che provocarono 80.000 morti e del sisma di Avezzano del 1915, ricordato come il terremoto della Marsica, che causò 30 mila perdite. Da allora le cose sono cambiate, e parecchio: dall'introduzione del «grado di sismicità» fino alla rivoluzione del 2003, quando tutto il territorio nazionale fu «mappato», e all'avvento, nel 2018, delle Ntc, Norme tecniche per le costruzioni. Ad oggi le variazioni delle zone sismiche sono per la maggior parte imposte dalle Regioni.

La normativa, molto più stringente rispetto al passato, soprattutto nel campo degli edifici pubblici, e in particolare delle scuole, ha portato negli ultimi anni alla necessità di intervenire con operazioni di riqualificazione e adeguamento sismico, rese possibili anche grazie ai finanziamenti statali e alle risorse del Pnrr. Tra le nuove tecniche adottate, spicca l'intervento di adeguamento sismico in corso nella palazzina Aler di via Drammis, il primo progetto in provincia di Brescia realizzato su un edificio multipiano abitato, utilizzando gli isolatori elastomerici, vale a dire dei dispositivi molto elastici che si deformano in caso di terremoto, lasciando la struttura intatta.

Tornando al dossier di Cresme Ricerche, 521.329 bresciani (41,6%) sono esposti ai potenziali effetti di un terremoto, mentre 731.828 abitano in aree a basso rischio. Dei 57 Comuni lombardi tenuti sotto sorveglianza sismica dalla Regione, 52 sono nella nostra provincia, anche se fortunatamente non si tratta di «allarme rosso», visto che la lista della fascia 1 - quella relativa al «grave rischio» - è vuota.

Nel gruppo in zona 2 rientra anche la città, passata - come altri 28 paesi - ad un livello superiore di rischio rispetto al report precedente.

Sotto controllo

Le zone più vulnerabili rimangono il Garda e la Valsabbia. Non a caso, l'evento sismico più intenso della storia contemporanea – segnalato nel dossier di Cresme tra i principali eventi degli negli anni Duemila - è avvenuto il 24 novembre 2004 con una scossa di magnitudo 5,4 con epicentro tra Salò e Vobarno, ad una profondità di 4,4 chilometri. Non ci fu nessuna vittima, ma furono 2.202 le persone assistite, 3.649 le case, 183 gli edifici pubblici e 315 le chiese danneggiate. Il rischio basso, secondo i dati più recenti di Regione Lombardia, riguarda 153 paesi della nostra provincia.

All'interno della zona 2 bresciana si contano 14 aziende in aree a rischio, 36 centri commerciali o ipermercati, 12 discariche, 28 impianti di stoccaggio rifiuti e 26 di recupero inerti. Due le dighe in aree instabili: la Ponte Cola a Gargnano, costruita nel 1962, e quella di Idro, in località Rovine, del 1930. Alla sinistra del Chiese c’è poi una paleofrana in movimento composta da diversi milioni di metri cubi di materiale instabile. Sette i viadotti in zona 2: oltre a Rezzato, Lonato, Montichiari e Bedizzole, ce ne sono due a Desenzano e un altro sulla strada Montichiari-Castiglione. Sotto la lente della Regione anche 18 gallerie «critiche».

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