L'INTERVISTA

Roberto Ranzi, UniBs: «Il clima sta cambiando. Lo certificano i dati oggettivi»

di Giada Ferrari
Il professore ordinario in costruzioni idrauliche e marittime e idrologia dell'Università degli Studi di Brescia affronta il tema analizzando i dati
Adamello
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«Nell’ambiente scientifico e accademico bresciano non ho percepito una presenza significativa di scettici, qualcuno ha posizioni caute e, prima di esprimersi in giudizi definitivi, preferisce vedere i dati. Io sono tra questi». La pensa Roberto Ranzi, professore ordinario all’Università di Brescia in costruzioni idrauliche e marittime e idrologia, si riferisce alle divisioni recentemente emerse nel mondo politico sul tema del cambiamento climatico. «Non direi che gli scienziati negazionisti superino il 5%. Tuttavia, questo potrebbe generare degli alibi, è un rischio concreto e grave».

Il cambiamento climatico è certo?

È accertato che le temperature stanno aumentando e accelerando la loro corsa. Sul territorio lombardo abbiamo completato delle analisi sull’area montana, che sottolineano come l’aumento delle temperature stia accelerando e che i ghiacciai si stiano ritirando a velocità molto elevata. Confermando anche che l’intensità di precipitazioni di breve durata è aumentata in maniera significativa. Questi elementi: aumento sempre più rapido delle temperature, ritiro dei ghiacciai e diminuzione della copertura nivale, aumento dell’intensità delle precipitazioni di breve durata, sono dati oggettivi che certificano il cambiamento climatico.

È lecito chiedersi perché si susseguono eventi estremi.

Perché l’aumento delle temperature aumenta l’energia disponibile per gli eventi meteorologici di tipo convettivo, quindi c’è più energia nel sistema atmosfera, con una conseguente maggiore intensità di questi fenomeni».

Come dire che più passa il tempo e più questi fenomeni saranno frequenti...

Probabilmente si. Siamo in questa direzione.

E’ possibile fare previsioni?

È molto difficile prevedere l’esatta localizzazione ed evoluzione di questo tipo di fenomeni, però con sistemi osservativi sofisticati, satellitari e radar meteorologici si può avere un quadro immediato e più efficace della situazione. Si può migliorare la nostra capacità osservativa e predittiva per la gestione delle emergenze. Poi, la cosa più seria da fare è prendere di petto l’Accordo di Parigi e cercare di ridurre l’uso di combustibili fossili.

Cosa possiamo fare?

Ridurre o azzerare le emissioni nette di Co2 e, oltre al settore trasporti ci sono varie possibilità di intervento nel settore agricolo, nell’uso delle biomasse, nel sequestro del carbonio atmosferico nei suoli e nel sottosuolo. Ci sono studi e realizzazioni di sistemi di adattamento, ad esempio, progetti di sistemi di drenaggio urbano più resilienti agli eventi meteorologici estremi. Ci sono contributi sull’uso di sistemi di trasporto più efficienti e meno energivori. Abbiamo le potenzialità e capacità sia per adattarci, sia di rallentare questa catastrofe.

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