La riforma

Stop al numero chiuso a Medicina, il rettore «Difficile trovare spazi per gli studenti»

di Magda Biglia
Francesco Castelli e Ottavio Di Stefano, presidente dell'Ordine, spiegano che al momento non c'è alcuna cancellazione ma una posticipazione. Comunque: problemi di spazio, docenti e necessità di investimenti
Il maxi test A Brescia in tantissimi si sono sottoposti all’esame per entrare a Medicina
Il maxi test A Brescia in tantissimi si sono sottoposti all’esame per entrare a Medicina
Il maxi test A Brescia in tantissimi si sono sottoposti all’esame per entrare a Medicina
Il maxi test A Brescia in tantissimi si sono sottoposti all’esame per entrare a Medicina

  Il «numero chiuso» per accedere all’università di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria non verrà eliminato, ma «posticipato». E sarà ancora programmato in base alle necessità. Gli aspiranti si iscriveranno liberamente al primo semestre ma, per accedere al secondo, dovranno avere superato alcuni esami, non noti per ora, e comunque un test nazionale con relativa graduatoria. Il tutto dal 2024-25, mentre ancora il 28 maggio e il 30 luglio si faranno i test a cui sono iscritti 71 mila giovani, di cui 61 mila per Medicina.

È quanto stabilisce il testo base della riforma approvato dalla commissione Istruzione del Senato che ha trovato condivisione politica e non differisce molto dalla proposta della Conferenza dei rettori. Ed è quanto ribadisce anche il rettore della Statale bresciana, Francesco Castelli: «Non c’è alcuna abolizione, è solo una diversa modalità che tiene conto anche della reale capacità di passare gli esami, sarà importante sapere quali».

Corpo docenti e numero di studenti

Ci sono però delle criticità secondo Castelli: «Tenuto conto che la commissione dà delega di un anno al Governo, che ci vorrà la legge e poi i decreti, che nel frattempo arriveranno emendamenti, per le università si crea il problema dello spazio e dei docenti, oggi parametrati a Brescia sul numero di 300. Non sono previsti incentivi, eppure il corpo docente dovrebbe triplicare, e dove metteremo gli studenti? Torneremo a quando, ai miei tempi, si faceva lezione al cinema o a teatro?».

Sul discorso della programmazione, coerente col fabbisogno, il rettore riferisce che già le matricole sono raddoppiate da 9 mila a 18 mila; potrebbe succedere, al contrario, un limite da fissare più basso dell’attuale: «Anche a Brescia già da quest’anno siamo passati da 240 a 300. I medici occorrono, ma occorrono medici preparati, che abbiano effettuato tirocini, e ci sono strutture a sufficienza?».

L’Ordine dei Medici di Brescia

Anche programmare il numero non è semplice, il percorso per il titolo è lungo, senza contare il forte rischio ventilato dal rettore che, finita la preparazione, in molti se ne vadano all’estero, «come già accade». Un rischio avvertito anche da Ottavio Di Stefano, presidente dell’Ordine provinciale: «I nostri professionisti sono i meno pagati d’Europa; questo, unito alle condizioni di lavoro, spinge all’emigrazione».

Pure Di Stefano vuole precisare come non ci sia al momento alcuna cancellazione del tetto, che saranno necessarie più risorse, che si dovrà stare attenti alla qualità, «non così sicura quella della formazione telematica cui si tende». «È vero - aggiunge ancora il presidente - mancano ora i medici, si parla di circa 20 mila in meno fra ospedalieri e soprattutto di medicina generale. Forse un recupero si potrebbe ottenere introducendo personale amministrativo che alleggerisca almeno del 50 per cento la burocrazia. Una soluzione tampone però, come l’arrivo di 3 mila infermieri e 500 medici dall’America Latina ventilato da Bertolaso. La soluzione vera di tutti i nodi sanitari, delle carenze, dei percorsi universitari e delle programmazioni, starebbe in una riforma complessiva del sistema della sanità umana, animale e dell’ambiente, una riforma che tenga conto dei cambiamenti e delle nuove tecnologie ma che preveda investimenti non tagli. Una riforma a cui mettere mano in sinergia, politica, addetti, pazienti».

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