Assalto al cantiere Tav Ora la protesta alza il tiro

di Alessandro Gatta
I manifestanti hanno fatto irruzione nei cantieri a Campagna strappando le reti di protezione «Non ci fermeremo mai» è lo slogan scandito come un mantra durante il corteo contro l’alta velocità
I manifestanti hanno fatto irruzione nei cantieri a Campagna strappando le reti di protezione «Non ci fermeremo mai» è lo slogan scandito come un mantra durante il corteo contro l’alta velocità
I manifestanti hanno fatto irruzione nei cantieri a Campagna strappando le reti di protezione «Non ci fermeremo mai» è lo slogan scandito come un mantra durante il corteo contro l’alta velocità
I manifestanti hanno fatto irruzione nei cantieri a Campagna strappando le reti di protezione «Non ci fermeremo mai» è lo slogan scandito come un mantra durante il corteo contro l’alta velocità

Dopo anni di opposizione pacata e proteste mai sopra le righe, il fronte dei «No Tav» ha mostrato ieri il suo volto oscuro, frutto di indignazione, frustrazione e rabbia. La manifestazione contro l’alta velocità ferroviaria del Garda è sfociata ieri in un assalto al cantiere aperto in località Campagna di Lonato. Un gruppo di attivisti ha strappato le reti, violato i sigilli e varcato la prima parte della gigantesca area di scavo arrivando a sfiorare la zona dove sono in corso i lavori veri e propri. Un blitz riuscito a metà per lo sbarramento creato dalle squadre in tenuta antisommossa di polizia e carabinieri. Attimi di tensione, e duro faccia a faccia tra alcuni No Tav e gli agenti, senza che però si sia arrivati allo scontro fisico. È stato questo l’epilogo della lunga marcia organizzata dal Coordinamento No Tav Brescia-Verona, a cui hanno preso parte oltre 500 persone, arrivate dal Garda e dalla provincia, da Mantova e Verona. IL CORTEO è partito dalla piazza del municipio, ha attraversato via Roma, poi ha sterzato in direzione Campagna, dove appunto da qualche settimana proseguono i lavori di allestimento e di scavo del maxi-cantiere che ospiterà il polo logistico e da cui si comincerà a realizzare la galleria da 7 chilometri e mezzo, fino a Desenzano. Tamburi e megafoni, cori e bandiere: il coloratissimo corteo ha ribadito dall’inizio alla fine la netta contrarietà al progetto della Brescia-Padova. «Non abbiamo governi amici – hanno scandito come un mantra i portavoce dei No Tav che si sono alternati alla guida del corteo emblematicamente aperto da un trattore – perché qualunque sia il colore, ci vogliono solo prendere per i fondelli. Vogliono spendere 8 miliardi per un’opera che è morta prima di nascere, ci dicono che costa troppo fermarla: tutto falso. Lanciamo un appello al nuovo ministro alle Infrastrutture Paola De Micheli: meglio pagare 1,2 miliardi di penali piuttosto che spenderne altri 7 per un’opera che poi collasserà su se stessa. Dicono che questo sia il governo più a sinistra di sempre: e allora che facciano una cosa di sinistra, e fermino questo scempio». I manifestanti sono stati scortati dall’inizio alla fine da un ingente presidio di sicurezza: in cielo il corteo era pure seguito da un elicottero. «Non abbiamo niente da nascondere – hanno ribadito i No Tav – e siamo qui a volto scoperto e a testa alta. Sono altri quelli che si devono vergognare, quelli che antepongono il profitto alle reali esigenze dei cittadini». Il corteo si è poi fermato a Campagna. «Volevamo essere qua oggi – hanno detto ancora gli attivisti al megafono – per denunciare i lavori di un cantiere che è stato avviato senza che nemmeno sia stata finita la progettazione. Siamo qui per dare un segnale forte: non ci rassegneremo mai». Ai comizi è seguito il simbolico lancio di numerose «bombe di semi», un flash mob organizzato «per restituire alla natura il cantiere». Poi in modo spontaneo si è innescato il blitz: l’occupazione del cantiere è stata suggellata con la posa degli «spaventa-Tav», i celebri spaventapasseri anti alta velocità ferroviaria, mentre altri attivisti si sono seduti a terra, quasi a voler simbolicamente occupare l’area che costeggia il vero cantiere. Qualche attimo di tensione, poi tutto finisce. Almeno fino alla prossima manifestazione. •

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