LONATO. Andrea Riccio è stato ringraziato dai genitori degli studenti

«In quella galleria
ho visto la morte
venirmi incontro»

Incidente mortale in galleria. FOTOLIVE

Alessandro Gatta

«Me lo sono trovato davanti, all’improvviso: sfrecciava come un missile. Mi sono subito reso conto che sarebbe stato impossibile evitare l’impatto, e allora ho cercato di limitare i danni: ho sterzato verso destra, speravo di riuscire a far scivolare la macchina lungo la carrozzeria del pullman. Ma andava troppo veloce, non ha avuto nemmeno il tempo di frenare. E così ci ha colpito in pieno».

ANDREA RICCIO ha scolpito indelebilmente i fotogrammi della paurosa collisione avvenuta martedì pomeriggio nella galleria di Esenta a Lonato. L’autista 40enne di Rodigo, era alla guida del pullman dell’Apam entrato in rotta di collisione con la station wagon guidata da un marocchino di 41 anni residente a Montichiari deceduto sul colpo. Sull’autobus viaggiavano quasi 100 studenti: poteva essere una tragedia che Riccio ha evitato con sangue freddo.

«È accaduto tutto così in fretta – ammette il dipendente Apam –: dopo l’impatto mi bruciavano gli occhi, avevo schegge di vetro dappertutto, la faccia coperta di sangue. Mi sono guardato intorno, ho pensato subito ai ragazzi: ho aperto le porte, gli ho urlato di scendere e di stare sul marciapiede. Avevo paura che il motore prendesse fuoco».

Un incubo che sembrava non finire mai: «Di fianco a me c’erano due ragazze, in piedi, una di loro ha sbattuto la testa sul parabrezza. Io non potevo fare niente, lo sportellino di fianco al posto di guida era bloccato, e io avevo braccia e gambe intrappolate dalle lamiere - continua Riccio -. Mi ha liberato una coppia di ragazzi davvero svegli». In tutto si contano 12 feriti. L’autista e una studentessa, una 17enne di Castelgoffredo che frequenta l’alberghiera di Desenzano, sono stati accompagnati alla Poliambulanza in elicottero. Altri sono stati ricoverati a Montichiari, a Desenzano e Castiglione. Per fortuna nulla di grave: solo un ferito è ancora ricoverato in osservazione, gli altri sono già stati dimessi. Compreso Andrea Riccio è tornato a casa. «I medici mi hanno detto che sentirò male per qualche giorno – dice – perché ho vari ematomi e parecchie contusioni, oltre a qualche scheggia di vetro sul naso, sugli occhi e sulla bocca. Insomma, una bella botta». Nonostante il terribile impatto, una freddezza invidiabile.

«APPENA mi hanno liberato, ho subito staccato i fili delle batterie. Poi ho preso il mio cellulare, ma aveva tutto lo schermo rotto: non potevo chiamare. Improvvisamente ha squillato, ho risposto senza sapere chi fosse: era un mio collega, gli ho detto cosa era successo e di chiamare i soccorsi». Poi è iniziato il vortice di mezzi di soccorso. La memoria dell’incidente, come un’instantanea: «La galleria è su una semicurva, e dunque lui non poteva vedere me e io non potevo vedere lui. Ricordo di aver guardato il contachilometri poco prima: stavamo viaggiando ai 55 all’ora. L’auto che è arrivata di fronte invece era come un missile: una velocità esagerata, secondo me anche 150 all’ora». Eroe per un giorno: i genitori degli studenti hanno deciso di ringraziarlo pubblicamente «per aver salvato i nostri ragazzi». Andrea Riccio si schernisce: «Ho fatto quello che avrebbe fatto qualsiasi autista».

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