«Hicham non era incosciente:
rispettate la sua memoria»

di Valerio Morabito
Hicham Mouddane aveva 41 anni
Hicham Mouddane aveva 41 anni
Hicham Mouddane aveva 41 anni
Hicham Mouddane aveva 41 anni

«Mio cognato non stava fuggendo dopo aver provocato un incidente. Io penso che sia stato colto da un malore perchè era ammalato al cuore». Mohamed Azim difende la memoria del cognato 41enne Hicham Mouddane, rimasto ucciso nello schianto fra la sua Fiat Marea station wagon e un pullman sotto la galleria di Esenta a Lonato.

In un italiano perfetto, Mohamed Azim commenta il dramma che ha colpito la sua famiglia dal soggiorno dell’ abitazione della vittima in via Venzaga a Montichiari. Parla restando abbracciato alla sorella Najati, rimasta vedova con due figlie di 15 e 13 anni, la primogenita con gravi problemi di disabilità.

«Najati sta cercando di farsi forza per loro ma continua a piangere», sottolinea Mohamed Azim. Che ammette: «Sì, l’automobile che guidava mio cognato aveva l’assicurazione scaduta, ma non sarebbe mai scappato per questo. Hicham aveva passato momenti difficili: era stato in carcere, ma ora fra mille problemi stava cercando di ricominciare. Lavorava saltuariamente come operaio o manovale con contratti a chiamata, ma si dava da fare per sostenere la famiglia».

Azim chiede rispetto per la tragedia: «Hicham è stato un bravo padre e un buon marito - rimarca -. Quello che è accaduto è incredibile, l’unica cosa che mi consola e che non ci siano stati altri morti. Era molto legato alla sua famiglia, dormiva spesso sul divano con nostra figlia che ha dei problemi di salute. Quando alzava troppo il gomito, inoltre, non stava mai in casa per non farsi vedere in quelle condizioni dalle sue bambine».

PROPRIO IL VIZIO dall’alcol potrebbe aver giocato un ruolo determinante nella tragedia, al pari del fatto che la vittima guidasse con una fasciatura rigida alla mano sinistra.

Mohamed Azim torna alla dinamica dell’incidente: «Noi per primi vogliamo che sia fatta piena chiarezza sull’accaduto, ma non è giusto far passare mio cognato per un pirata della strada».

L’ultima a sentire la voce di Hicham è stata la moglie. «Ero in ospedale con mia figlia che sta seguendo delle terapie e lui mi ha chiamato al cellulare per chiedere a che ora sarei rientrata - ricorda e racconta Najati -. Pensavo che mi attendesse a casa. invece è uscito, ma non so dove stesse andando».

Hicham era arrivato in Italia nel 1977, quando aveva appena un anno. «Si sentiva italiano adottivo - ammette Mohamed Azim -. Mio cognato in passato ha commesso degli errori, ma ha sempre pagato il suo debito con la giustizia. E ora non è giusto accusarlo di aver messo a repentaglio la vita di quei ragazzi che erano sul pullman solo per i precedenti ».

Ultimati gli accertamenti medico legali, la salma di Hicham Mouddane tornerà a disposizione della famiglia. Dovrebbero trascorrere quattro o al massimo cinque giorni, secondo i tempi burocratici, per riportare la salma del 41enne in Marocco.

«HICHAM ERA ARRIVATO in Italia vivo su un barcone e tornerà in Patria morto a bordo di un aereo», è l’amaro commento del cognato, cui spetterà il compito di disbrigare le pratiche del rimpatrio del feretro a Casablanca. Nella nazione nordafricana, ad attendere le spoglie di Hicham Mouddane, ci sarà la madre da tempo malata terminale di cancro, il padre e il fratello che fino a poco tempo fa viveva e lavorava a Peschiera del Garda ma dopo essersi sposato con un’italiana è tornato in Marocco.

Come spesso succede in queste circostanze, quindi, la salma verrà sepolta nel Paese d’origine dove si svolgerà la funzione religiosa secondo i dettami dell’Islam.

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