l'operazione

Caccia all’oro blu degli abissi: il lago d'Iseo offre risorse idriche

di Simona Duci
Gli speleologi cercano le sorgenti di acqua potabile sublacuali rilevate nel bacino idrogeologico del Sebino

C’è acqua potabile negli abissi del lago di Iseo? Alla domanda daranno risposta i tracciamenti idrogeologici nei fondali del Sebino per andare a caccia di sorgenti di oro blu. La ricerca è affidata agli speleologici di Progetto Sebino che da febbraio sono impegnati nell’operazione «Buco nell’Acqua».

Il progetto

Il monitoraggio ha come obiettivo quello di trovare traccia di una sorgente sublacuale che da Tavernola Bergamasca arrivi fino alle sponde bresciane. La ricerca non è alimentata da leggende, ma si affida a solide basi scientifiche. Secondo gli studi svolti dagli esperti la zona è innervata da passaggi subacquei che si potrebbero infine anche riversare nel lago d’Iseo.

Il bacino idrogeologico comprenderebbe tutto il Sebino Occidentale e vede nel complesso Bueno Fonteno – Nueva Vida, la principale porta di ingresso delle acque che lo percorrono.

L’operazione

«Le ricerche in campo idrologico – spiega il presidente di Progetto Sebino, Claudio Forcella - hanno nel tempo, portato a conoscere meglio i corsi d’acqua interni, infatti, con sistematiche campagne di misura delle portate si sono ricostruiti gli andamenti annuali dei corsi d’acqua interni a Bueno Fonteno, rivelando come il regime delle acque sotterranee è sostanzialmente perenne con portate che, in alcuni periodi dell’anno sono molto rilevanti con picchi di 130 litri al secondo».

La squadra di Progetto Sebino, è impegnata da quasi vent’anni nell’esplorazione e nel monitoraggio dei corsi d’acqua che scorrono negli abissi, finora è stato mappato uno sviluppo di oltre 35 chilometri.

La squadra

La nuova iniziativa coinvolge un team di esperti, che sta lavorando in sinergia. Nella squadra ci sono oltre agli speleologi, anche i subacquei «profondisti», muniti di barca con un Rov, un robot sottomarino controllato da remoto, come anche i sub dell’associazione gardesana Deep Explorer onlus, i sommozzatori dell’associazione North Central Divers e i professori universitari, Marco Pilotti, titolare della cattedra di Idraulica al dipartimento di Ingegneria civile dell’Università degli studi di Brescia, e Fabio Gatti, docente all’Università degli studi di Parma e responsabile scientifico di Progetto Sebino.

«I subacquei sono partiti per “spazzolare” il litorale a varie quote di profondità sabato scorso – ha sottolineato il presidente di Progetto Sebino, Claudio Forcella -. L’obiettivo è creare un reticolo di osservazione delle pareti di questa zona. Il Rov nel frattempo ha lavorato a una profondità compresa tra gli 8 e i 25 metri. Un primissimo passo per cercare di capire dove si trovino le sorgenti sublacuali provenienti dall’abisso di Fonteno».

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