«Il progetto della Concert Hall? Tanto cemento, poca cultura»

Una veduta aerea della zona dove dovrebbe nascere la Concert Hall

Il progetto della Concert Hall di Erbusco «è fuori da ogni logica culturale ed imprenditoriale., La Franciacorta deve salvaguardare il poco verde che ha, e non ha certo bisogno di megastrutture di cemento»., Il Circolo Legambiente Franciacorta chiama alla mobilitazione sindaci, associazioni, Regione e Provincia per «puntare ad una gestione più oculata di tutela, armonia e qualità del territorio, formulando proposte condivise e contenuti veri e concreti al Piano regionale d’area approvato due anni fa e mai decollato»., La Franciacorta, sostiene Silvio Parzanini, «non ha bisogno di opere faraoniche., Riteniamo che i 7 mila ettari di territorio agricolo, di cui quasi 3 mila di vigneti, debbano essere salvaguardati, prevedendo uno sviluppo industriale di qualità, e soltanto nelle tante aree dismesse o sotto utilizzate»., Secondo i dati 2019 del Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico di Milano, in Lombardia esistono 3.393 aree dismesse che occupano una superficie di 4.984 ettari e sono distribuite in 650 Comuni., Il 14% si trova in provincia di Brescia., «In Lombardia ci sono anche 914 siti da bonificare, 76 dei quali nel Bresciano - incalza Parzanini -., La ex Vela a Corte Franca, l’ex Consorzio Agrario a Rovato e l’ex Montecolino a Iseo sono solo alcuni esempi»., IL PROGETTO di una Concert Hall da 6.381 posti, un teatro da 444 posti, un hotel da 90 stanze, un ristorante, svariati bar, una sala prove ed una per eventi, un museo della musica, un istituto superiore a indirizzo musicale ed i parcheggi, il tutto di fronte alle Porte Franche di Erbusco, «sembra piuttosto una semplice rivincita rispetto a quanto non è stato possibile realizzare quattro anni fa, quando i cittadini bocciarono attraverso un referendum la colata di cemento che avrebbe distrutto la collina posta proprio in un punto d’ingresso della Franciacorta - sottolinea Parzanini -., Un progetto oggi “imbellettato“, che mira a diventare un mastodontico polo di attrazione culturale, ma la cui vicinanza al Centro commerciale getta un cono d’ombra su quella che potrebbe diventare la reale destinazione d’uso dell’edificio»., Secondo il Circolo Legambiente, «simili progetti, che evidentemente hanno valenza sovracomunale, devono essere condivisi con l’intera comunità della Franciacorta., Per questo chiediamo ai sindaci di pronunciarsi nel merito».

I motivi del no sono presto detti: «La congestione del traffico e dell’inquinamento in quest’area è già fin troppo critica - spiega Parzanini -., L’area è distante dai trasporti pubblici, in particolare dalla ferrovia Brescia-Iseo che invece deve diventare elemento fondamentale della rete di trasporti della Franciacorta., Quella interessata dal progetto Fch non è un'area degradata, come qualcuno tenta di far credere, ma un’area verde: ci sarebbe quindi un ampio consumo di suolo., Nei 200 giorni di spettacoli l’anno previsti, intorno alla rotatoria Bonomelli si rischierebbe il collasso per diverse ore., E infine, gli scarichi fognari, con relativo consumo di acqua, si riverserebbero nella rete di Rovato con conseguenze prevedibili»., ANCHE SULL’ATTIVITÀ futura della Fch il Circolo Legambiente è critico: «Esistono già numerose strutture e teatri dedicati a chi ama la musica: dal Grande di Brescia al Donizetti di Bergamo, dall’Arena di Verona al Teatro alla Scala o agli Arcimboldi di Milano, per citare quelli più vicini a noi - spiega Parzanini -., E alcune di queste strutture, per funzionare, si avvalgono di sovvenzioni statali., A meno che questo non sia proprio uno degli obiettivi di chi sta orchestrando l’operazione., Una tale proposta richiederebbe un centinaio di strumentisti e coristi professionisti, scelti attraverso concorsi internazionali, oltre a costumisti, scenografi ed altro., A lavorare nell’“Orchestra Franciacorta“ non sarebbero quindi cittadini del territorio, salvo rarissime eccezioni., Sfatiamo dunque la motivazione legata ai posti di lavoro»., Quanto alle spese, «la Scala di Milano, con circa duemila posti per il pubblico e l’ingaggio di centinaia di professionisti, ha speso in un solo anno più di 65 milioni di euro., Dove sono i magnati disposti a finanziare l’opera di Erbusco?»., • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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