DOPO L'ALLUVIONE

Niardo, un altro giorno di fatica e speranza

Un’immagine del centro abitato di Niardo ancora alle prese con una montagna di fango e materiali da rimuovereAl lavoro per rimuovere i detriti che hanno riempito anche il Transito di San GiuseppeLa chiesetta seicentesca finita con molti altri edifici nel mezzo della furia del torrente Cobello RANZANICIL

È una fatica che dura ormai da cinque giorni quella in scena tra via Primo Maggio e il Crist/Brendibusio: si scava incessantemente nei detriti per ripulire le abitazioni e le attività commerciali, i piazzali e la provinciale 42 dalla montagna di materiale scivolata a valle la sera fra mercoledì e giovedì scorso.

Molto, moltissimo è già stato rimosso e spostato con centinaia di viaggi: prima è stato letteralmente riempito il piazzale dell’ex ristorante Chiappini, e ora si sta utilizzando una zona individuata in via Camporotondo. In Comune il sindaco Carlo Sacristani sta attendendo notizie da Roma e da Milano sulla concessione d’urgenza dello stato di calamità naturale (ne riferiamo nel servizio sotto) e intanto si stanno realizzando gli interventi di pronto intervento finanziati immediatamente dalla Regione e dal Comune stesso. C’è ancora molto da fare proprio nella già citata via Primo Maggio e al Crist/Brendibusio, dove operano insieme Protezione civile e vigili del fuoco affiancati da decine e decine di volontari di ogni età. Il panorama che esce da questa alluvione, che chi ha età e memoria giudica anche peggiore di quella di quel tragico 24 agosto di trentacinque anni fa, è sconsolante: venti edifici gravemente danneggiati, oltre 200 da sistemare.

Ci si chiede quando potranno ripartire le attività commerciali compromesse, e quando il ritorno a casa di quelle famiglie che hanno avuto la casa lesionata in modo più o meno grave. Fra i tanti fabbricati invasi dal fango e dai detriti e gravemente danneggiati ce n’è anche uno sacro: si tratta del Transito di San Giuseppe, che curiosamente fa parte della parrocchia di Niardo ma si trova sul territorio di Braone, il Comune confinante. È un tempietto eretto verso la fine del ’600 e che è stato letteralmente riempito dal materiale trasportato dal torrente Cobello e che si è riversato sulla frazione. Quando ha potuto scendere a Brendibusio, il parroco don Fabio Mottinelli si è trovato di fronte a una scena tristissima: i banchi della chiesetta erano finiti accatastati davanti all’altare e solo per fortuna il tabernacolo non è stato danneggiato. Il sacerdote è riuscito a salvare alcuni quadri appesi alle pareti, e ricorda che «prima del Covid qui si celebrava ogni sabato pomeriggio e devo ringraziare i tanti volontari, molti dei quali giovani, che si sono prodigati per ripulire il tempietto dal fango permettendoci di asportare quanto possibile da mettere in salvo. Non si riesce ancora a quantificare il danno ma di sicuro il fango ha rovinato molto della struttura sacra». Poi il parroco aggiunge una sua considerazione personale: «Un’immagine particolare è quella in cui si vede la statua della Madonna che nonostante il disastro si è solamente inclinata ma non è caduta. La Vergine Maria nostra madre si china su di noi e ci protegge e aiuta a rialzarci. A lei e a San Giuseppe chiediamo coraggio e forza per ripartire e certamente anche la nostra chiesetta ritornerà al suo antico splendore».

Restando nel campo della fede, è confermato il pellegrinaggio diretto al santuario dell’Annunciata di Piancogno che partirà domani alle 20 dalla parrocchiale niardese: una occasione di preghiera in più. Intanto si moltiplicano le iniziative di sostegno al paese e a Braone, a partire dalla sottoscrizione avviata dalla Pro loco niardese: l’associazione presieduta da Christian Giacomelli ha raccolto finora 16.500 euro (a fronte dei 50mila che è la cifra attesa), frutto di oltre 400 donazioni. È poi di poche ore fa il gesto del titolare di «Mo.Bi. Motor», che mette a disposizione gratuitamente le proprie auto sostitutive per i soli cittadini i cui veicoli siano inutilizzabili a causa del disastro. La vettura viene concessa, su segnalazione al Comune, per le sole esigenze di lavoro, e per garantire a chiunque ne ha bisogno di accedere al servizio, la disponibilità si limita a tre/quattro giorni per famiglia. Infine i servizi essenziali - dal Comune di Niardo ricordano che per l’acqua potabile c’è la casetta attrezzata di Braone che si trova di fronte al municipio -, e le note dolenti: in questo clima di grande difficoltà c’è chi sui social cerca colpevoli delle cause dell’alluvione e lancia messaggi deliranti. È una sorta di «sciacallaggio» che in un paese piegato in due sarebbe bello e intelligente evitare.•.

Suggerimenti