LO SCHIANTO DI LUMEZZANE

«Aveva bevuto, gli dicevamo di non correre»

Dal letto dell'ospedale uno dei sopravvissuti dell'incidente ha ricostruito con gli inquirenti quello che è successo giovedì notte
Giorgio Botti, 18 anni, una delle due vittime dell'incidente di giovedì notte
Giorgio Botti, 18 anni, una delle due vittime dell'incidente di giovedì notte
Giorgio Botti, 18 anni, una delle due vittime dell'incidente di giovedì notte
Giorgio Botti, 18 anni, una delle due vittime dell'incidente di giovedì notte

«Aveva bevuto. Gli abbiamo detto di rallentare, che stava correndo troppo. Questo sia prima di incrociare i carabinieri, e anche quando abbiamo preso la strada verso Lumezzane». A spiegarlo agli inquirenti che stanno cercando di fare chiarezza sull’incidente stradale avvenuto intorno alla mezzanotte di giovedì di Lumezzane e costato la vita a Marco Rossi (30enne di Villa Carcina) e Giorgio Botti (18enne di Sarezzo) è stato uno dei due ragazzi rimasti feriti nel pauroso schianto nel corso del quale la Renault Clio guidata da Rossi ha preso fuoco, dopo essersi ribaltata finendo contro un muretto in via Brescia. I due sopravvissuti, 21 anni il più giovane e uno in più quello più grande (entrambi della valle), sono ancora ricoverati in ospedale. Le loro condizioni sono gravi, ma nessuno dei due si troverebbe in pericolo di vita. Il più giovane è ricoverato a Verona con ustioni sul 40% del corpo, l’altro è invece al Civile per i traumi e le lesioni riportate nello scontro. Sulla dinamica dell’incidente gli inquirenti non sembrano più avere dubbi tanto che nelle scorse ore la Procura, dopo avere rinunciato all'autopsia sul corpo delle due vittime, ha disposto il nulla osta per la sepoltura di Giorgio Botti e di Marco Rossi. Il funerale del 18enne di Sarezzo si celebrerà domani pomeriggio alle 17 nell’abitazione di Valle di Sarezzo dove il ragazzo viveva con la famiglia. Nelle prossime ore verranno fissate le esequie di Marco Rossi, il 31enne che si trovava alla guida della Renault Clio nonostante fosse sprovvisto della patente di guida per le auto e tempo fa si fosse visto ritirare la patente A. Nonostante non potesse guidare Rossi (alle spalle qualche precedente) risulterebbe intestatario della Renault Clio Williams insieme ad uno dei due ragazzi rimasti feriti. Al momento il pm titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Ettore Tisato, non ha iscritto nessuno nel registro degli indagati riservandosi di farlo al termine degli ultimi accertamenti. Secondo quanto ricostruito fino ad ora, i quattro ragazzi giovedì sera a bordo della Clio (l’auto secondo gli investigatori potrebbe essere stata «elaborata») si sarebbero resi protagonisti di alcune evoluzioni all’interno del parcheggio di un ipermercato di viale Europa, a Sarezzo, quindi si sarebbero immessi sulla strada lanciandosi a folle velocità. Nella corsa, Rossi avrebbe perso il controllo dell’auto rischiando di travolgere una pattuglia dei carabinieri di Concesio che stava rientrando in caserma dopo un altro intervento. Il militare al volante della Punto avrebbe evitato lo scontro spostandosi sul lato della strada fino a quasi a fermare l’auto di servizio. Solo a quel punto i carabinieri si sarebbero messi a seguire la Clio che aveva imboccato via Antonini in direzione di Lumezzane. L’«inseguimento» sarebbe durato pochi minuti. I carabinieri mentre cercavano di raggiungere l’utilitaria hanno sentito l’esplosione provocata dallo scontro e visto le fiamme alzarsi alte verso il cielo. Insieme ad altri automobilisti che in quel momento transitavano lungo via Brescia, i militari hanno cercato di salvare la vita ai quattro ragazzi a bordo dell’auto. Per Rossi non c’è stato nulla da fare, sarebbe infatti morto sul colpo. Botti è stato estratto dall’abitacolo in gravissime condizione e poche ore dopo il suo cuore ha smesso di battere. Troppo gravi le ustioni provocate dal rogo scoppiato dopo che l’auto è finita contro due tubature del gas presenti dietro il muretto addosso a cui la Clio ha terminato la corsa.•.

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