La produzione di miele crolla per il gran caldo

Caduta libera per la produzione di miele a Brescia e in Lombardia
Caduta libera per la produzione di miele a Brescia e in Lombardia
Caduta libera per la produzione di miele a Brescia e in Lombardia
Caduta libera per la produzione di miele a Brescia e in Lombardia

Il caldo «brucia» la produzione di miele in Lombardia con un calo medio stimato in circa il 50% rispetto a un’annata normale, con punte per alcune varietà che arrivano a sfiorare l’80%. Lo afferma la Coldiretti sulla base di un primo monitoraggio sul territorio regionale: 140 mila alveari per più di 4 miliardi di api. Dopo una primavera fredda e piovosa adesso con le alte temperature le api si muovono meno, riducono la produzione di miele e negli alveari sono impegnate giorno e notte in un’incessante attività per mantenere ventilato l’ambiente. Con queste condizioni, si affaticano di più e covano meno, mettendo a rischio anche la resistenza della stessa famiglia. È LA SECONDA stagione difficile dopo quella dello scorso anno. Sulle varietà di miele è stimato un calo del 40% sul girasole, del 60% sul millefiori e dell’80% sulla melata, quasi del tutto assente. «Anche in montagna le api stanno facendo fatica – conferma Edoardo Mombelli, apicoltore di Quinzano d’Oglio con 280 arnie tra la Valle Trompia e la bassa bresciana –. Cerchiamo di spostare gli alveari nomadi dalla pianura alla montagna, ma la situazione non si modifica, fa veramente troppo caldo anche in montagna e il poco miele che viene prodotto lo consumano le stesse api per il proprio sostentamento». Il calo produttivo non riguarda solo la Lombardia. A livello nazionale, dove si contano 1,2 milioni di alveari che impegnano 45.000 apicoltori, siamo di fronte a un crollo a macchia di leopardo della raccolta. «Gli effetti del clima – rileva la Coldiretti – aggravano così il già pesante deficit registrato nel 2017 quando la produzione di miele Made in Italy è risultata pari a circa 10 milioni di chili, uno dei peggiori risultati della storia dell’apicoltura moderna». È una situazione apre la strada alle importazioni da altri Paesi che già nel primo quadrimestre del 2018 hanno fatto segnare un vero e proprio boom del +32% per un totale di oltre 9,4 milioni di chili in particolare dall’Ungheria (+64%), dalla Romania (+46%), dalla Polonia (+34%) e dalla Cina (+19). «Peggiora così una situazione – sottolinea la Coldiretti - che vede già due barattoli di miele su tre provenire dall’estero e tutto mentre gli acquisti da parte delle famiglie italiane sono aumentati del 5,1%». Per non cadere nell’inganno dei prodotti stranieri spacciati per nazionali e garantire un futuro alle api italiane il consiglio della Coldiretti è di verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. •

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