«Mostra sul Duce,
oltraggio alle vittime
di piazza Loggia»

di Michela Bono
Da sinistra Alvaro Peli delle Fiamme Verdi e Giulio Ghidotti dell’Anpi
Da sinistra Alvaro Peli delle Fiamme Verdi e Giulio Ghidotti dell’Anpi
Da sinistra Alvaro Peli delle Fiamme Verdi e Giulio Ghidotti dell’Anpi
Da sinistra Alvaro Peli delle Fiamme Verdi e Giulio Ghidotti dell’Anpi

Dietro le rivendicazioni culturali ed artistiche dell’allestimento si nasconde uno strisciante revisionismo che diventa ancora più inaccettabile nei giorni in cui Brescia ricorda la strage più sanguinosa della sua storia repubblicana. Lo affermano le associazioni partigiane che «rabbrividiscono» ancora al pensiero che a breve distanza da piazza Loggia, al MuSa di Salò, al suono dei rintocchi simbolo dello scoppio della bomba sarebbe potuto corrispondere l'applauso per l'inaugurazione della mostra «Il culto del duce (1922-1945): l'arte del consenso nei busti e nelle raffigurazioni di Benito Mussolini». La decisione del direttore del museo di posticipare a domani la data del varo dell’evento inizialmente prevista per oggi, anniversario dell’eccidio di piazza Loggia, non ha placato le polemiche. Al punto che l’Anpi e le Fiamme Verdi, attraverso una lettera aperta, hanno espresso amarezza, dissenso e critica. La lettera, indirizzata al prefetto, al questore, ai deputati e senatori bresciani, al sindaco di Salò Giampietro Cipani, ai cittadini esprime una preoccupazione di fondo. «Eventi come questi, se non costruiti con elementi critici, rischiano di scivolare dall'indagine storica alla propaganda e alla nostalgia», spiega il presidente pronviciale dell’Anpi Giulio Ghidotti. Un timore rafforzato dagli ormai sistematici tentativi di «frange di estremisti di trasformare i luoghi della Rsi nel santuario della nuova destra». Per questo motivo le associazioni ispirate alla Resistenza visiteranno la mostra per valutare se il contesto sia adeguato per spiegare, soprattutto alle giovani generazioni, la violenza e le discriminazioni del ventennio fascista. Oltre alla sostanza, i «resistenti», criticano anche la forma. «Inaugurare una mostra sul fascismo proprio quando si manifesta il dolore per una bomba messa da chi era impregnato da quella cultura non è accettabile», fa notare Alvaro Peli, coordinatore delle Fiamme Verdi. Nella lettera le associazioni mostrano incredulità: «Possibile che uno storico come Giordano Bruno Guerri abbia dichiarato di non sapere di che data si trattasse solo perché non è bresciano? Se fosse così avanziamo un dubbio sulle sue competenze».

ALTRA NOTA dolente è la scelta di aprire la mostra al suono del violino della Shoa: «Cattivo gusto o, peggio, un tentativo inaccettabile di chiudere in una sorta di pareggio fascismo e antifascismo, quasi per mettere a posto la coscienza», si legge ancora nella lettera. L'operazione, secondo Peli, pare più un immorale tentativo di trasformare il fascismo in un brand turistico, che però rischia di risvegliare ciò che cova sotto la cenere:«Se si accende un fuoco si deve anche essere in grado di spegnerlo, altrimenti si espande pericolosamente». Se da un lato imperversano le polemiche, dall'altro continuano i conferimenti nazionali dei riconoscimenti ai partigiani. Dopo la prima consegna delle Medaglie della Liberazione del 10 dicembre, ai 38 partigiani bresciani premiati martedì se ne aggiungeranno altri 60, che le riceveranno dal prefetto di Brescia Valerio Valenti alle 10,30 al Centro documentale dell'esercito.

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