Esperimenti al cementificio: sindaci del Sebino in allarme

Il cementificio di Tavernola autoizzato alla sperimentazione
Il cementificio di Tavernola autoizzato alla sperimentazione
Il cementificio di Tavernola autoizzato alla sperimentazione
Il cementificio di Tavernola autoizzato alla sperimentazione

Alessandro Romele L’amministrazione comunale di Tavernola Bergamasca - e con lei tutti gli altri Comuni del Sebino, di entrambe le sponde - promette battaglia contro l’utilizzo di Css, Combustibile solido secondario derivante dalla lavorazione dei rifiuti urbani, nel Cementificio Sacci. NEL CORSO di un’affollata assemblea nella Sala civica sono state presentate le prossime mosse che il sindaco Filippo Colosio e la sua Giunta hanno intenzione di mettere in campo, iniziative approvate dall’assemblea ed appoggiate anche dal presidente della Comunità montana dei laghi bergamaschi, Alessandro Bigoni, e dal consigliere regionale Mario Barboni. Attualmente i forni per la lavorazione del cemento vengono alimentati con il pet coke, ovvero il residuo della raffinazione del petrolio sino ad oggi utilizzato come unico combustibile. Qualcosa però è cambiato nei giorni scorsi: «Per prima cosa - spiega Ioris Pezzotti, il vicesindaco - ricorreremo al Tar contro la decisione della Provincia di Bergamo che ha autorizzato l’utilizzo dei Css, in via sperimentale per un periodo di 5 mesi nei forni del cementificio. Chiederemo poi a tutte le forze politiche in Parlamento di non permettere di bruciare combustibili derivanti dai rifiuti in aree come quella del Lago d’Iseo, a forte vocazione ambientale e turistica». È stata poi lanciata l’idea di un referendum popolare, per capire cosa ne pensi la popolazione del prosieguo dell’attività del cementificio stesso: «Ormai siamo arrivati ad una situazione ben delineata - spiega ancora Pezzotti - non è più possibile pensare ad una normale attività del cementificio senza l’utilizzo di combustibili alternativi a quelli utilizzati finora: la cittadinanza, e con lei tutta la popolazione del Sebino, deve sapere che se la fabbrica continuerà ad operare, in futuro lo farà certamente con combustibili provenienti da rifiuti. Pensiamo al referendum già nei primi mesi del 2018, probabilmente tra febbraio e aprile». Dai primi riscontri, pare che la cittadinanza rispecchi la volontà di un intero territorio: «Credo che, da quanto visto ed ascoltato anche durante l’assemblea, la popolazione sia convinta della necessità di voltare pagina». Riconvertire una fabbrica che ha fatto il suo tempo, e che comunque tanto ha dato ai paesi sebini, in termini di posti di lavoro e di economia: l’obiettivo è comunque difficile, ma l’appoggio del territorio non manca. È quindi una partita da giocare in sinergia da tutti i comuni del lago, poichè il rischio di un eventuale inquinamento ambientale coinvolge l’intero territorio, che ha scelto già da tempo di puntare forte sullo sviluppo turistico dell’area. Posizione condivisa da Riccardo Venchiarutti, primo cittadino di Iseo, a nome del G16, ed a rappresentanza dei Comuni bresciani della sponda est del Sebino. «Tutti gli amministratori hanno ripetutamente dimostrato la propria contrarietà all’utilizzo di quest combustibile - spiega il sindaco - per sviluppare al meglio il turismo, per una costante crescita in questo settore, la qualità dell’ambiente è fondamentale». «Siamo favorevoli ad una futura riconversione dell’area, che rappresenta a tutti gli effetti un vero e proprio ecomostro - ha spiegato invece Paola Pezzotti, sindaco di Sulzano e Presidente della Comunità Montana del Sebino Bresciano - certamente siamo tutti uniti nel ribadire il nostro parere negativo sull’utilizzo dei rifiuti, poiché ciò che viene bruciato, viene di conseguenza respirato da tutti noi. Sarebbe bello vedere riconvertita la zona con un progetto attinente ai temi di sviluppo turistico che in questi anni, in modo unitario, ci siamo prefissati». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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