Sui cartelli
«identitari» Pontoglio
si divide

di Giancarlo Chiari
Uno dei cartelli posizionati all’ingresso del territorio comunale
Uno dei cartelli posizionati all’ingresso del territorio comunale
Uno dei cartelli posizionati all’ingresso del territorio comunale
Uno dei cartelli posizionati all’ingresso del territorio comunale

Dopo i cartelli, le polemiche. Furenti e dilaganti come si addice a una scelta che fa discutere. Non solo a Pontoglio, Comune che nel breve volgere di una notte è salito alla ribalta delle cronache nazionali. Un «boom» di popolarità previsto (forse) e prevedibile dopo la scelta di piazzare all’ingresso del centro abitato gli ormai famigerati cartelli con la scritta «Paese a cultura occidentale e di profonda tradizione cristiana. Chi non intende rispettare la cultura e le tradizioni locali è invitato ad andarsene».

NON TUTTI approvano la delibera dalla Giunta di Alessandro Seghezzi. «Sono alla guida del paese da oltre quattro anni e per la sicurezza non hanno fatto nulla - si lamenta un esercente -: le telecamere non funzionano, quando è buio i vigili spariscono, la caserma dei carabinieri non è finita e spendono i nostri soldi per invitare chi non è cristiano ad andarsene. Se bastasse scrivere ladri e banditi non entrate, probabilmente in tanti avrebbero risolto il problema. Le elezioni sono vicine, la gente è scontenta e questa mattina quelli che in negozio commentavano dicevano che quei soldi potevano essere spesi per segnare i parcheggi o mettere qualche telecamera che funzioni».

Nell’antica chiesa che affianca la parrocchiale due artigiani sul ponteggio per restaurare alcuni affreschi sono invece d’accordo: «Il sindaco ha fatto bene: devono capire che qui siamo cristiani e non vogliamo che arrivino a imporci la loro religione: cosa succederebbe se andassimo in Arabia a costruire una chiesa?».

Davanti al bar si commenta l’articolo su Bresciaoggi: due clienti si schierano con il primo cittadino, altri osservano che sarebbe stato molto più utile sistemare strade e luci. Pierluigi Piantoni, capogruppo della Lega Nord, è più infastidito che plaudente: «Questa maggioranza ha trascurato la sicurezza per cinque anni, si è visto nell’unico Consiglio comunale aperto. Hanno messo i cartelli pensando di rubarci voti».

ANALOGO il giudizio di Augusto Picenni, capogruppo della lista «Per Pontoglio», che si muove in area Pd. «Le elezioni li spaventano: non avendo combinato nulla salvo aumentare le tasse e disastrare il bilancio, provano a giocare la carta della disperazione. Con un cartello non si difendono né cultura, né tradizioni». Su Fb il dibattito è acceso: decine i commenti, diversi favorevoli ma molti critici. Alcuni esercenti intendono chiedere all’associazione locale di esprimersi e sintetizzano con un «vergogna» il giudizio. Damiano Galletti, segretario provinciale della Cgil, definendo i cartelli «un’inutile provocazione», sottolinea «il carattere minaccioso e discriminatorio dell’invito ad andarsene». E annuncia che al Comune sarà presto recapitata una lettera di diffida, preludio a una possibile azione legale. La vicenda è seguita con attenzione anche dalla Prefettura.

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