Meder, per la pozza avvelenata sarà un ritorno alla vita difficile

di Paolo Baldi
Serle: l’immissione dei girini di rospo  fatti nascere a Milano
Serle: l’immissione dei girini di rospo fatti nascere a Milano
Serle: l’immissione dei girini di rospo  fatti nascere a Milano
Serle: l’immissione dei girini di rospo fatti nascere a Milano

Non sono mancate le frasi infelici, offensive per la gente del posto, e neppure le manifestazioni di una ostilità strisciante nei confronti di chi si occupa, magari gratis, della tutela dell’ambiente; ma complessivamente, la serata di sintesi e confronto organizzata venerdì a Serle per discutere di cosa è successo nella notte del 24 aprile attorno alla pozza Meder è stata un momento positivo. Soprattutto perchè a fare da sfondo c’era una operazione di salvataggio e recupero straordinaria: certamente un motivo d’orgoglio per il Comune e per i tanti volontari (oltre duecento), molti di Serle, che l’hanno animata. Erano tante le persone nella sala del cinema-teatro dell’oratorio che ha ospitato l’evento, e numerosi anche i relatori (sindaco, funzionari dell’Ufficio tecnico e del Monumento naturale Altopiano di Cariadeghe, il comandante dei carabinieri forestali di Gavardo, gli erpetologi Raoul Manenti e Roberto Bennati, guardie ecologiche della Valsabbia e rappresentanti della Guardia nazionale ambientale) impegnati a fare un bilancio con tanti numeri positivi ma anche con un grande «buco». Partiamo dalle buone notizie, per ricordare innanzitutto che nell’operazione di salvataggio della Meder, avvelenata dolosamente da circa 85 litri di olio per autotrazione esausto, è intervenuto anche l’Acquario civico di Milano: qui erano state portate alcune migliaia di uova di rospo comune contaminate dagli idrocarburi che, sottoposte a ripetuti lavaggi, si sono schiuse. Venerdì mattina, circa 10 mila girini sono stati riportati a Serle per essere liberati nella pozza alternativa realizzata a pochi metri da quella contaminata. LA CATTIVA notizia riguarda proprio lo stagno preso di mira. Le ultime analisi dell’Arpa dicono che l’inquinamento dell’acqua è a livelli non preoccupanti. Non è così nel terreno circostante. L’olio (contenente soprattutto pirene e benzoantracene) è penetrato in profondità lungo due sponde, e sotto la superficie si registrano 2.900 microgrammi per chilo di idrocarburi contro i 50 che rappresentano il limite accettabile. Non è insomma difficile immaginare la necessità di bonificare ulteriormente l’area: un costo aggiuntivo rispetto agli oltre 32 mila euro già spesi per spurghi, scavi e acquisti di teli che si sono resi necessari per salvare Meder, allestire la pozza alternativa e ripristinare quella dei Ruchì che si era essiccata. Un conto che verrà presentato alla Regione, e che si spera di saldare anche con la sottoscrizione on line eppela.com/it/projects/18630-salviamo-gli-anfibi-dell-altopiano-di-cariadeghe. Infine, ricordando che ha lavorato all’emergenza (portando a più riprese acqua per il lavaggio degli anfibi) anche il gruppo di protezione civile Val Carobbio di Brescia, un cenno alle indagini: i carabinieri forestali di Gavardo affermano l’esistenza di piste indiziarie, e pensano che sia possibile risalire presto al colpevole o ai colpevoli. •

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