Appostamenti di caccia
attorno alle Torbiere:
mobilitazione per lo stop

Un appostamento acquatico
Un appostamento acquatico
Un appostamento acquatico
Un appostamento acquatico

«Sullo sfondo c’è un quadro di illegalità generale, fatto di centinaia di violazioni delle norme urbanistiche e venatorie, ma la stagione di caccia da appostamento che sta per iniziare nel Bresciano brillerà in negativo in particolare per un caso: la situazione rappresentata da una Riserva naturale dedicata anche alla protezione dell’avifauna che è assediata da una rete di capanni, fissi e galleggianti, che non dovrebbe esistere». Questa sintesi, che fa da premessa all’avvio dell’ennesima mobilitazione in difesa dell’ambiente, arriva dalla Lega per l’abolizione della caccia e dal Gruppo d’intervento giuridico (Grig), due realtà protagoniste ormai da anni di una campagna per richiedere la revoca degli appostamenti fissi di caccia che si trovano a meno di mille metri dal perimetro della Riserva, e che hanno appena presentato una nuova richiesta di sospensiva. «Lo stop - spiegano le due associazioni - deve essere il punto di partenza per realizzare una Valutazione di ncidenza complessiva dell’intera rete di capanni che non è mai stata attuata. Una carenza che ha portato all’apertura da parte della Commissione europea di una procedura Pilot, propedeutica a una infrazione, diretta ad accertare se, recita la Commissione, “esista in Italia una prassi di sistematica violazione dell’articolo 6 della direttiva Habitat a causa di attività e progetti realizzati in assenza di adeguata procedura di V.INC.A., fra cui l’attività venatoria a mezzo di appostamenti fissi presso la Riserva naturale, Sic-Zps Torbiere del Sebino“».

Naturalmente secondo Lac e Grig l’incidenza esiste eccome: «Le postazioni di sparo terrestri e acquatiche non solo intercettano l’avifauna migratrice, ma hanno riempito e riempiono fondali e terreni paludosi con decine di chili di piombo ogni anno, mentre la lobby venatoria vuol far dimenticare agli enti locali precise norme di legge e far avallare adempimenti ridicoli per la loro inattendibilità, come i passati due studi di valutazione d’incidenza».

NIENTE di nuovo? «Una svolta potenziale è arrivata l’anno scorso con la nomina di un direttore della Riserva, una figura competente - continua la nota - e nel marzo di quest’anno, quando la Direzione generale Ambiente della Regione ha chiesto allo stesso ente gestore di sottoporre a Valutazione di incidenza complessiva l’attività venatoria da appostamento fisso in questo sito. I vertici della Riserva hanno poi annunciato l’avvio del procedimento, che però si è poi arenato, probabilmente anche per le pressioni al limite dell’intimidazione fatte dai titolari dei capanni. Eppure il materiale non manca, anche perché nel frattempo il Comitato tecnico scientifico dell’ente ha depositato nuovi studi avifaunistici, tra cui uno recente proprio sull’impatto della caccia da capanno».

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