ANCHE MURANO È MADE IN USA

Dale Chihuly, Laguna Murano Chandelier, installation view FOTO ENRICO FIORESEDue polipi in vetro di Murano, anni Trenta e Cinquanta FOTO E.FIORESE
Dale Chihuly, Laguna Murano Chandelier, installation view FOTO ENRICO FIORESEDue polipi in vetro di Murano, anni Trenta e Cinquanta FOTO E.FIORESE
Dale Chihuly, Laguna Murano Chandelier, installation view FOTO ENRICO FIORESEDue polipi in vetro di Murano, anni Trenta e Cinquanta FOTO E.FIORESE
Dale Chihuly, Laguna Murano Chandelier, installation view FOTO ENRICO FIORESEDue polipi in vetro di Murano, anni Trenta e Cinquanta FOTO E.FIORESE

La curiosità di alcuni artisti americani e l’emigrazione di artigiani veneti dalla laguna hanno creato le condizioni perché il vetro di Murano diventasse oggetto del desiderio negli Stati Uniti. Dagli anni Sessanta si sono sviluppati regolari scambi che hanno portato questo materiale al centro della ricerca artistica di molti gruppi e alla fondazione di vere e proprio scuole, attorno al vetro uscito dal binario industriale e divenuto materia dove esercitare la creatività. Troppo presto chiusa e ora riaperta in parte (fino al 14 marzo, da lunedì al venerdì, ore 10-18), la mostra «Venezia e lo Studio Glass Americano» allestita alla Fondazione Cini all’isola di San Giorgio, racconta questa storia di relazioni internazionali, diciottesima tappa del meritorio percorso «Le Stanze del Vetro» che approfondisce la vocazione serenissima all’arte vetraria. Nella sala Carnelutti si può vedere l’installazione «Laguna Murano Chandelier» di Dale Chihulyon, un monumentale gruppo da illuminazione in cinque pezzi realizzati nel 1996 con i maestri vetrai Lino Tagliapietra e Pino Signoretti, mai esposto fuori dagli Usa: un concentrato di fauna marina con granchi, medusa, stelle marine fino a una sirena e al dio del mare. Si innestano su arbusti dalle cento sfumature di color mattone, e danno ragione di una perizia assoluta come racconta il film che viene proiettato, Chihuly Over Venice, realizzato nel 1998 a narrare il progetto. La mostra, curata da Tina Oldknow e William Warmus, raccoglie 155 eccezionali opere di 60 artisti, in maggioranza statunitensi, ed analizza l’influenza che le tradizionali tecniche di lavorazione veneziane hanno avuto sullo Studio Glass americano che per 30 anni ha mantenuto rapporti con le fornaci di Murano, dove gli artisti hanno appreso i rudimenti della lavorazione - a partire da Harvey Littleton e Dominick Labino -, dove sono stati ospitati (l’atelier di Paolo Venini fu il più aperto) e da dove sono stati chiamati maestri veneziani, come il soffiatore Gianni Toso che nel 1975 tenne seminari nelle università e il maestro Tagliapietra nel ’79. Tour virtuali su www.lestanzedelvetro.org; oppure guida personalizzata sulla piattaforma Zoom ogni martedì e venerdì alle 18.30 e il sabato e la domenica alle 16 scrivendo ad artsystem@artsystem.com, almeno due giorni prima sulla data richiesta. Dal 22 marzo al 1° agosto apre negli stessi spazi della Cini «L’Arca di vetro. La collezione di animali di Pierre Rosenberg» a cura di Giordana Naccari e Cristina Beltrami, catalogo Skira: è la collezione dello storico direttore del Louvre di Parigi che nei decenni ha messo insieme centinaia di animaletti. Ci saranno 750 pezzi, dalle tartarughe ai mammut, spesso realizzati dalle fornaci come souvenir ma di straordinaria perizia, oltre il divertimento compositivo. Un vetro che strappa il sorriso ma che mostra pezzi pregiati di Napoleone Martinuzzi, Tyra Lundgren, Toni Zuccheri per Veini; della Seguso Vetri d’Arte, di Barovier & Toso, gli acquari di Alfredo Barbini, oltre a sculture animalier. La Murano del ’900 ha prodotto un ricco repertorio di animali di vetro, che sono testimoni di una tecnica secolare su cui la mostra aprirà una finestra singolare.•.

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