LA FESTA

Capitale cultura: dalla classica al dj set di Saturnino, le note del gran finale

di Alessandra Troncana
I musicisti della Magicaboola brass band hanno «scortato» il pubblico dal Grande alla strada per una serata che ha coinvolto con diverse performance varie zone della città
Grande successo per la festa della Capitale
Grande successo per la festa della Capitale
Capitale cultura: la grande festa finale in città (Only Crew)

Pulsazioni sincopate, deliri di onnipotenza ritmica ed edonismo crepuscolare. Finiti i bla bla istituzionali, i baci, gli abbracci e i selfie con i carabinieri in alta uniforme - sì, ci sono stati pure quelli - dalle scale del Grande si è dipanato un rito randagio, notturno, invasivo e pervasivo. Ieri, il gran sabba di Brescia Capitale della cultura si è finalmente chiuso con una performance onnivora, infinita - nel titolo e nelle sostanza - e collettiva. Un’orgia di musica classica ed elettronica, fiati e percussioni, canto libero e dj set sperimentale.

In completo inamidato e sneakers, alle 19 i musicisti della Magicaboola brass band hanno scortato il pubblico dalla sala del massimo cittadino, dove si è tenuta la cerimonia ufficiale, alla strada, il luogo di quella ufficiosa, popolare e virale. Il corteo di sassofoni, trombe, casse rullanti e percussioni ha viaggiato in centro storico per oltre un’ora.

Dopo i discorsi, tempo di musica

Piazza Tovini, di fronte al Grande, è stata il palcoscenico della banda cittadina Isidoro Capitanio: la formazione, in versione ridotta, ha eseguito in modo stoico (sotto un freddo maledetto) e impeccabile musiche di Lully, Mozart, Beethoven, Verdi, Fucik e Ligasacchi, ipnotizzando anche i passanti più distratti.

Lo stesso posto, più tardi, è stato preso in ostaggio da Jant Bi, un collettivo di artisti senegalesi che ha interpretato ritmi e danze africane, forse poco consone al clima e al contesto, sicuramente molto, molto contagiose. In contemporanea o quasi, sotto il porticato di piazza Loggia è risuonato l’eco delle voci bianche: il concerto dell’accademia Musicalmente, diretta da Paola Ceretta, ha avuto come protagonisti l’ensemble, le voci bianche di Julia Demenko e i solisti Silvia Maria Meneghinotto, Lidia Raeli, Monica Soardi.

In conservatorio e al Moca

Altro spazio, altro genere: il salone Pietro da Cemmo del conservatorio Luca Marenzio è stato l’alcova del duo violino e arpa di Pietro Milzani e Caterina Artuso, che ha assecondato i feticisti del classico con un repertorio che includeva Donizetti, Ibert, Rossini e Saint-Saëns. Poi, tra cantanti, violoncelli, flauti e fagotti, è andato in scena il barocco. L’improvvisazione trasversale, cosmopolita e d’autore, invece, ha preso possesso del Mo.Ca, assurto a cassa di diffusione del jazz: il Giangrossi-Cantù-Alberti Trio si è esibito nei brani di Silver, DeRose-Shefter, Bonfa, Wheeler, Bley, Shorter e Brown.

Il pubblico della Tosio Martinengo è stato indotto in tentazione da «Assaggi d’opera» estemporanei e non previsti: tra i capolavori della collezione hanno risuonato le arie di Donizetti, Gounod, Massenet, Verdi, Mozart e altri nomi di culto della lirica. Il soprano Silvia Spessot, il mezzosoprano Aoxue Zhu, il teneorenXin Zhang e i chitarristi Matteo Murari e Riccardo Cervato sono stati applauditissimi.

L’atteso Saturnino

Alle 21, la festa urbana è tornata al suo epicentro originario, corso Zanardelli: la sacra soglia del Teatro Grande è stata profanata da una consolle. Il secondo e ultimo atto di una serata infinita e capitale è stato aperto da Giungla: la lanciatissima frontgirl della scena contemporanea e sperimentale ha aperto le danze e svegliato una piccola ma viva bolgia infreddolita. Infine, l’officiante più atteso del rito, Saturnino: il dioscuro di Jovanotti, con cui ha inciso otto album, è un ospite recidivo del massimo cittadino. Lui, solo lui, poteva e doveva concludere una notte storica. L’ha fatto a modo suo, con l’elettronica. Il modo migliore.

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