la ricorrenza

Le «pietre d'inciampo» monito per Brescia

di Magda Biglia
Sono 56 tra città e provincia, raccontano la storia di chi è stato deportato o ucciso nei campi di concentramento
La pietra d''inciampo dedicata a Giulio Angeli
La pietra d''inciampo dedicata a Giulio Angeli
La pietra d''inciampo dedicata a Giulio Angeli
La pietra d''inciampo dedicata a Giulio Angeli

Sono 56 nel territorio bresciano le pietre d’inciampo, di cui 18 in città e 38 in provincia, in 12 Comuni. Sono state ideate dall’artista tedesco Gunter Denmig con l’intento di far «inciampare» i passanti nella memoria delle vittime della persecuzione nazista. Si tratta di una piccola pietra con incisi in ottone il nome, la data di nascita, di deportazione, di morte. Vengono posate su richiesta, dei famigliari, di associazioni, di amministrazioni che comunque devono dare il loro consenso, se non il contributo: e nella Giornata della Memoria sono un monito per tutti i bresciani.

La storia

La prima pietra fu posata a Colonia nel 1992, in Germania dove se ne trova la maggior parte; sono decine di migliaia, soprattutto nei Paesi dell’occupazione tedesca. Le prime in Italia furono poste a Roma poi sparse in altre città, oltre duemila. A Brescia e a Collebeato si cominciò nel 2012 ad opera della Cooperativa cattolico democratica di cultura, con un progetto a cui hanno aderito la Casa della Memoria, Anpi, Fiamme Verdi, Aned, Anei. Oltre che in città si trovano ad Adro, Calvagese, Cevo, Collebeato, Desenzano, Gardone Riviera, Gavardo, Ghedi, Palazzolo sull’Oglio, Salò, Sarezzo e Tignale. Ricordano prevalentemente deportati politici e internati militari, ma ci sono anche quattordici ebrei, alcuni giunti in zona nella speranza di trovare qui un nascondiglio sicuro. «Purtroppo, lo zelo della questura e le ben retribuite delazioni, li avviarono tutti ai campi di concentramento» racconta Alberto Franchi della Cooperativa che se ne occupa sin dall’inizio. Due ebrei sono ricordati anche nelle vie cittadine, come Guido e Alberto Dalla Volta, padre e figlio, citato questo da Primo Levi nel suo libro, deportati ad Auschwitz nel dicembre del 1943, poi assassinati.

Clicca sull'immagine per leggere tutte le pietre d'inciampo bresciane 

Ci sono nomi noti, come Andrea Trebeschi, ucciso nel gennaio del 1945, come Severino Fratus, deportato a Mauthausen o Federico Rinaldini, fratello di padre Luigi, nominato dal vescovo cappellano delle formazioni partigiane. Ci sono militari che rifiutarono la Rsi, come Angelo Cottinelli o Mario Ballerio. Memoria da tenere viva «Dietro a ogni pietra d’inciampo c’è una famiglia o un gruppo di cittadini che si fanno carico della volontà di memoria e chiedono ai loro Comuni di autorizzare la posa sul suolo pubblico.

È importante ricordare che nella nostra provincia hanno collaborato al progetto almeno 56 classi di medie e superiori, i cui allievi hanno ricostruito le biografie. Questa è per noi la clausola determinante per raccontare alle nuove generazioni. Restano comunque ancora tanti, tanti nostri concittadini per i quali si potrebbe deporre una pietra nei prossimi anni; è necessario che nuove classi con i loro insegnanti si rendano disponibili a condurre ricerche in archivio e a intervistare i familiari per ricostruire le storie che saranno poi pubblicate in un apposito opuscolo. Chi è interessato scriva a info@ccdc.it» dice il presidente della Ccdc Filippo Perrini.

L’ultimo anno infatti, il 2023, è stato saltato dopo il giugno ’22 a Desenzano, e l’appello è rivolto soprattutto alle scuole. Gli altri progetti Con le scuole vengono portati avanti progetti, per esempio quello con la media Carducci che prevede nelle mattinate dal 5 all’8 febbraio di ripercorrere gli itinerari cittadini della memoria; e oggi lo stesso Franchi sarà al Lunardi a parlare del significato delle pietre. Le scuole sono sempre il primo interlocutore, a loro occorre passare il testimone; e questa mattina, fra le tante proposte, al San Barnaba come sempre, gli studenti delle superiori riempiranno la sala per l’iniziativa clou del 27. Che prevede la consegna da parte della prefetta delle medaglie d’oro agli ex internati, un filmato sulla Shoah in Lituania e la cantata ebraica di Michele Gazich con il suo gruppo musicale e con la partecipazione della cantante armena Rita Tekeyan.

Suggerimenti