il passaggio di testimone

Mattarella lancia Pesaro capitale 2024: «Bergamo e Brescia sono un esempio»

di Eugenio Barboglio
Castelletti a Ricci: «Viva l’avventura con il nostro stesso entusiasmo. Dal presidente un grande riconoscimento»
Capitale 2024: il presidente Mattarella interviene alla cerimonia di inaugurazione a Pesaro
Capitale 2024: il presidente Mattarella interviene alla cerimonia di inaugurazione a Pesaro
Capitale 2024: il presidente Mattarella interviene alla cerimonia di inaugurazione a Pesaro
Capitale 2024: il presidente Mattarella interviene alla cerimonia di inaugurazione a Pesaro

Bergamo e Brescia avevano festeggiato il loro capodanno della cultura in teatri e piazze. Un anno e più fa. Poi a dicembre avevano passato il testimone a Pesaro. Che ieri ha tagliato il suo nastro, come Brescia e Bergamo col presidente Sergio Mattarella che ricordiamo entrare al Grande tra due ali di sindaci bresciani. Mattarella è partito proprio dalle capitali del ’23 nel discorso di inaugurazione dell’anno pesarese, iniziato con un concerto live di Claudio Baglioni. Ne ha fatto un esempio da imitare: «Da Bergamo e Brescia - ha dichiarato - giunge qui il testimone, reso ancor più prezioso da quanto è stato realizzato nel 2023 e dall'interesse che, nel corso dell'anno trascorso, le due città, unite da una così grande sofferenza durante la pandemia, hanno saputo insieme suscitare dentro e fuori il nostro Paese, avvalendosi della propria storia e delle tante risorse che hanno presentato e valorizzato».

La sindaca, Laura Castelletti, ha inviato un messaggio di augurio al collega Matteo Ricci. «Gli ho augurato di vivere l’avventura della capitale con lo stesso entusiasmo con cui l’abbiamo vissuta noi - dice -. E di saper cogliere le opportunità che regala: lascia un legame forte con la comunità ed è l’occasione per leggere più a fondo il proprio patrimonio e poterlo valorizzare». Castelletti sottolinea le parole del presidente «che ha riconosciuto il lavoro fatto insieme a Bergamo. E come siamo stati in grado di suscitare interesse anche fuori dall’Italia, e di valorizzare il patrimonio e utilizzare le risorse».

Lievito rigeneratore

Collegandosi a quanto sta avvenendo in Europa e nel vicino Oriente, Mattarella ha messo l’accento sulla cultura, come «lievito che può rigenerare la pace» e con essa «i valori umani che le guerre tendono a cancellare, annegandoli nell'odio, nel rancore, nella vendetta, indotti dagli estremismi nazionalistici». Il presidente ha aggiunto che l'Italia raccoglie un gran numero di luoghi della cultura «dai centri più remoti della nostra provincia a importanti città. Questa catena è molto più di una teoria di siti esposti in vetrina, indicati come da scoprire e visitare. È l'espressione della pluralità delle culture che fanno così attraente la nostra Patria e che rendono inimitabile la nostra identità. Si tratta di un percorso di grande valore che attraversa l'Italia e mette in evidenza le radici antiche e robuste di ciascuno dei nostri luoghi e dei nostri centri. Radici che vanno, quindi, valorizzate e preservate, nella loro peculiarità. Radici che, tutte insieme, contribuiscono a definire l'immagine del nostro Paese».

Il senso dell’unità

Mattarella ha sottolineato che «l'Unità d'Italia ha trovato con la Repubblica e il conseguente rispetto del sistema delle autonomie la possibilità di raccogliere il meglio delle tradizioni civiche delle nostre popolazioni e di esprimerle nei valori di coesione sociale alla base del nostro patto costituzionale. È la cultura espressa in tutti i questi luoghi, con le sue diverse sensibilità e la sua irriducibilità a pretesi stereotipi, a essere alla base di tutto questo. La cultura, libera da ogni ideologia, mai separata dalla vita quotidiana e dall'insieme dei diritti e dei doveri scanditi dalla Costituzione. Diritti e doveri che ci rendono e ci fanno sentire partecipi della comunità nazionale. Quella cultura che è fatta di rapporti con i Paesi vicini, con gli altri popoli, con le aspirazioni proprie alla dimensione europea. La cultura delle cento Corti, dei Comuni autonomi, dei tanti mecenati che hanno dato vita all'impareggiabile patrimonio di cultura che oggi l'Italia offre al mondo. Una civiltà fondata sull'umanesimo, che parla al mondo essendo riuscita a porre alle proprie fondamenta la dignità e la libertà della persona, l'uguaglianza dei diritti, la partecipazione solidale al bene comune».

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