Rispoli, giornalismo di garbata cultura E ricordi bresciani

di Magda Biglia
Luciano Rispoli  nel libro di Sabatini
Luciano Rispoli nel libro di Sabatini
Luciano Rispoli  nel libro di Sabatini
Luciano Rispoli nel libro di Sabatini

«Se gli si chiedeva di scavare nella sua memoria di bambino ricordava tre particolari della primissima infanzia, legati a tre città diverse: la raccolta delle fragole di bosco che facevano nei pomeriggi d’estate a Gorizia, un villino in via Tripoli a Vercelli, dinanzi a quello che considerava un grandissimo personaggio, un campione olimpionico di scherma, il colonnello Bertinetti, e il gioco del dottore, fatto con una bimbetta bruna in cima a una scala a Brescia». Un’esistenza in giro per il mondo, pienissima di incontri e di successi ma la nostra città nel cuore di Luciano Rispoli, che ci visse da piccolo per un breve periodo, è rimasta per sempre con questo tenero frammento. Non è la prima volta che la metà femminile del cielo bresciano lascia uno strascico sensibile, famoso quello di Sthendal. Niente tachicardia e svenimenti da sindrome, per il giornalista, invece un’immagine mai dimenticata. È questo uno degli aneddoti della storia del «gentleman della Tv», come lo aveva chiamato Sveva Casati Modignani: un aspetto da tutti riconosciuto, narrata nel libro «Ma che belle parole. Luciano Rispoli. Il fascino discreto della radio e della Tv» edizioni Vallecchi, pubblicato in luglio per il novantesimo dalla nascita da Mariano Sabatini, a lui legato per un mentoring profondo e rimpianto dopo la scomparsa del conduttore nel 2016. L’ultima apparizione sul teleschermo era datata 2012: dietro quasi sessant’anni di carriera sin dal 1954, anno della nascita ufficiale del piccolo schermo: rappresentante di una Tv che non si usa più, che amava il buon gusto, il garbo, la pacata misura e odiava la volgarità, non conosceva l’urlo. Una carriera che l’autore biografico scava dagli esordi, aiutato dalla «voce» di una lunga intervista, una vita dedicata, con «dedizione violenta», coerenza strenua nel mestiere fra Rai e Telemontecarlo, con tanti programmi storici, dal primo talk show «Ospite delle 2» a «Chiamate Roma 3131» o «Tappeto volante». Nel libro Sabatini ripercorre la densa parabola di Rispoli e insieme l’evolversi del suo rapporto di grande amicizia professionale e umana. «Quello per Luciano Rispoli, posso dirlo, fu un colpo di fulmine bello e buono» scrive all’inizio. «Da lì è nata la mia passione per la lingua italiana, strumento del mio mestiere. Quello che ancora mi fa battere il cuore. Lingua italiana piegata, forgiata, plasmata alle esigenze del giornalismo per i quotidiani e i periodici, in seguito a quelle per il web, i testi per la radio, i programmi televisivi. Infine per i libri, saggi o romanzi». •. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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