ARTE

La Via Crucis di Cerveno, un inchino alla bellezza. Ecco il Simoni ritrovato

di Luciano Ranzanici
Anche il vescovo all'inaugurazione dei lavori di restauro del gioiello settecentesco. E ora la comunità si prepara al ritorno della suggestiva Santa Crus
Inaugurati i restauri della splendida Via Crucis di Cerveno
Inaugurati i restauri della splendida Via Crucis di Cerveno
Via Crucis di Cerveno: inaugurazione dei lavori di restauro (foto RanzaniciL)

Questo è un anno doppiamente speciale per Cerveno, per i fedeli e per gli estimatori dell’arte sacra e della religiosità popolare. Un anno aperto dalla conclusione di una complessa e costosa campagna di restauri durata ben 14 anni che ha permesso di riportare allo splendore originario la bellissima Via Crucis scultorea di Beniamino Simoni, e un anno che sarà segnato anche dal ritorno sulla scena del rito religioso che in qualche modo rende omaggio al tesoro del santuario: la suggestiva Santa Crus. Ieri però l’attenzione è stata rivolta solo alla bellezza ritrovata delle 14 stazioni interne al santuario, presentate tra gli altri anche al vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada.

La presentazione è stata anche la festa della comunità, legata al santuario e al parroco don Giuseppe Franzoni, principale fautore dell’operazione.

Il vescovo in visita

Per l’atto finale, come detto, si sono ritrovati nella parrocchiale di San Martino il vescovo, il sovrintendente Luca Rinaldi e Martino Troncatti, componente per la Provincia di Brescia della Commissione centrale di beneficenza della Fondazione Cariplo, oltre ai rappresentanti di enti e società che hanno finanziato il recupero.

E se don Giuseppe nel ruolo di cerimoniere ha incassato elogi, il vescovo, che come prima uscita dopo il suo insediamento compì una visita proprio alle Capèle, ha definito il patrimonio di statue e affreschi «un punto di arrivo ma pure di partenza perché ora la grande opera d’arte viene consegnata alla comunità di Cerveno e chi avrà l’opportunità di ammirarla si arricchirà e avrà l’opportunità di affermare che la bellezza paga sempre».

La sindaca Marzia Romano, che nel decennio amministrativo ha affiancato sempre don Franzoni, ha ricordato che proprio col sacerdote aveva definito «un miraggio» il restauro, «ma dopo questo periodo tortuoso siamo riusciti a sensibilizzare tante persone, alcune società locali e da ultima la Fondazione Cariplo, concretizzando il sogno di don Giuseppe che è stato anche il mio».

«Nel rammentare che Giovanni Testori fu il principale cantore delle Capèle - ha aggiunto il sovrintendente - mi piace poter affermare che le statue e gli affreschi di questo gioiello settecentesco sono, è vero, legittimo patrimonio della comunità cervenese, ma più in generale costituiscono un bene assoluto di valenza regionale e nazionale e anche di più». Infine è toccato a Luciano Gritti, uno dei restauratori del consorzio Indaco, parlare con commozione dell’importante recupero artistico durato oltre 10 anni: «Lo abbiamo vissuto fra la gente e con la gente circondati da affetto e simpatia».

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