Serata Inaugurale

La "prima" al Teatro Grande di Brescia: animazione nel foyer e applausi a scena aperta

Brescia teatro grande

Al Teatro Grande di Brescia ieri sera,  venerdì 11 febbraio,  si è respirata aria di grandi eventi, e non solo per la magia che ogni inaugurazione di stagione porta con sé. Lo spettacolo dell'orchestra Mariinskij, diretta dal maestro Mikhail Sinkevich (che ha sostituito all'ultimo minuto il direttore Valery Gergiev, indisposto) ha nobilitato un'atmosfera in cui era palese soprattutto la voglia di ritrovarsi, di tornare a una vita il più possibile normale dopo la pandemia. Nel foyer di corso Zanardelli signore eleganti e uomini incravattati, per una sfilata di autorità, maggiorenti, volti noti e non.  

La prima, anche se iniziata con un certo ritardo, si è rivelata perfetta grazie alla dimestichezza di Sinkevich con questo celebre complesso russo, che ha saputo guidare con gesto appassionato e preciso. In un programma assolutamente bellissimo, iniziato in un'atmosfera incantata, anzi mitica: quella creata da Debussy nel suo «Preludio al pomeriggio di un fauno».Dopo gli applausi per questa prima, intensa prova, ecco l'Orchestra Mariinskij misurarsi con tutt'altre atmosfere, con la Suite dall'Uccello di Fuoco di Stravinskij che tratta l'elemento magico con un linguaggio d'inconfondibile raffinatezza ritmica e di potenza timbrica: Sinkevich cura nei particolari il momento del misterioso esordio, con l'entrata in scena del magico Uccello di Fuoco fra i suoni gravi e lo stupefacente glissando sui suoni armonici degli archi. E poi la Danza dell'Uccello di Fuoco, con i suoi ritmi irregolari, e la raffinatissima Danza delle Principesse, in un susseguirsi di emozioni che culminano nella Danza infernale del Re Katschej, nella quale l'orchestra fa sentire in modo particolare quella strepitosa forza ritmica che di lì a pochi anni avrebbe caratterizzato la Sagra della Primavera.

Ma il momento più atteso è il Finale, nel quale l'orchestra sottolinea quei toni grandiosi partiti dalla semplice enunciazione del corno solista sul rapido disegno degli archi, con un'aggregazione via via sempre più veemente. Questa orchestra russa, è naturale, si trova particolarmente a suo agio nel repertorio della sua terra e così un'altra perla l'abbiamo in regalo nell'ultima parte con Shéhérazade, la Suite sinfonica op. 35 di Rimskij Korsakov, dalle «Mille e una notte».E per bis Trepak, la travolgente danza russa dallo Schiaccianoci di Ciaikovskij per il nostro pubblico, letteralmente incantato.. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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