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Brescia, segnali positivi dal mondo del lavoro: la disoccupazione scende al 3,4%

Sono 19mila le persone in cerca di lavoro, secondo i dati Istat rielaborati da Confindustria Brescia. Il tasso di attività femminile, seppur in rialzo, resta lontano dai riferimenti in ambito europeo

Dati positivi arrivano sul fronte dell'occupazione. Nella giornata in cui l'Istat ha diffuso i dati relativi al 2023 in Italia,  con  un aumento degli occupati e una flessione del tasso di disoccupazione  al 7,7%, la rielaborazione realizzata dal Centro studi di  Confindustria Brescia,  conferma la tendenza positiva anche nella nostra provincia.  In un comunicato stampa parla di  «disoccupazione ai minimi storici». Le persone in cerca di lavoro nel Bresciano  scendono a 19mila, mentre il tasso di disoccupazione (3,4%) raggiunge livelli fisiologici.  Il tasso di occupazione rilevato in provincia di Brescia è minore di quello riscontrato in Lombardia (69,3%), ma ampiamente superiore alla media nazionale (61,5%).

Segnali positivi dal mondo del lavoro

Nel dettaglio, continua Confindustria Brescia, gli occupati sono pari a 549mila unità (+7mila sul 2002, ma ancora inferiori di circa 4mila unità nei confronti dei livelli pre-Covid quando erano 553mila). Sempre nel 2023, secondo una prima e ancora provvisoria valutazione, le unità di lavoro annue (ULA), indicatore che sintetizza l’effettivo input di lavoro nel sistema economico, si attesterebbero a 538mila, evidenziando un incremento rispetto al 2022 (+5mila).

Occupazione maschile e femminile

La dinamica rilevata nel 2023 ha visto una sostanziale tenuta degli occupati maschi (passati da 326mila a 325mila), a fronte di un incremento delle femmine (da 217mila a 224mila). Tali variazioni hanno determinato marginali variazioni nel tasso di occupazione (15-64 anni), nel 2023 attestatosi al 66,7%, rispetto al 65,9% del 2022. 

Il tasso di attività maschile è pari al 78,6% (in lieve calo dal 78,8% del 2022), mentre quello femminile è salito al 59,2% (dal 58,3%), pur attestandosi nuovamente lontano da livelli sperimentati nei lander tedeschi del Baden-Württemberg (78,2% nel 2022) e del Bayern (76,4%), da sempre naturali benchmark per il sistema economico bresciano.

Disoccupazione: dato più basso dal 2018

Come già anticipato, nel 2023 il numero dei disoccupati scende a 19mila (dai 23mila del 2022): si tratta del numero più basso di persone in cerca di occupazione da quando è disponibile la nuova serie storica (anno 2018).

Il tasso di disoccupazione (15-74 anni) misurato a Brescia e provincia nel 2023 è sceso al 3,4% (dal 4,1% nel 2022), livello ai minimi storici e di fatto su livelli definiti “frizionali”, ovvero fisiologici. Il confronto con Lombardia (4,0%) e Italia (7,7%) vede il nostro territorio in posizione privilegiata, confermando una storica tendenza su questo ambito. In tale contesto va rilevato che Brescia si colloca all’undicesimo posto nella classifica provinciale per tasso di disoccupazione, in un ranking che vede ai primi tre posti, rispettivamente Bolzano, Cremona e Monza-Brianza.

Zini (vice presidente Confindustria): «Dati positivi nonostante anno non brillante»

“I dati di consuntivo del 2023 sull’occupazione bresciana sono certamente positivi – commenta Roberto Zini, vice presidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare – : nonostante un anno non brillante, il Made in Brescia si è mostrato comunque solido, sfruttando anche l’onda lunga positiva del 2022. Continuiamo però a lavorare per diffondere un nuovo paradigma del lavoro, in cui le aziende siano sempre più attente al benessere dei propri collaboratori e all’equilibrio tra vita e lavoro. Purtroppo, sotto questo punto di vista, il tasso di attività femminile, seppur in rialzo, resta lontano dai nostri riferimenti in ambito europeo. Tutto ciò certificherebbe, a livello locale, una potenziale risorsa occupazionale solo in parte sfruttata; un fenomeno poi aggravato dal contemporaneo basso tasso di fertilità delle donne bresciane, e italiane, rispetto a quelle residenti in Germania, dove invece la maggiore partecipazione femminile al mercato del lavoro non è associata a un basso numero di figli per donna in età feconda. In generale, il lavoro femminile, con un ripensamento organizzativo delle imprese, una gestione dell’immigrazione che valorizzi le competenze e il fenomeno dell’Intelligenza Artificiale sono le tre sfide su cui si gioca il futuro del nostro sistema produttivo.”

Da contratti a termine al tempo indeterminato

Per quanto riguarda i dati di fonte amministrativa (INPS) relativi alle dinamiche registrate tra gennaio e settembre del 2023, la variazione netta dei rapporti di lavoro in essere (Assunzioni +/- Trasformazioni - Cessazioni) mostra un saldo ampiamente positivo (+19.404 unità), in lieve accelerazione rispetto allo stesso periodo del 2022 (+18.448).

Tale evoluzione è soprattutto il frutto dei contributi positivi apportati dal tempo indeterminato (+349), dal lavoro a termine (+1.098) e dal contratto stagionale (+426), a fronte di un ridimensionamento della somministrazione (-893).

Con riferimento al solo tempo indeterminato, va segnalato che il saldo netto assunzioni-cessazioni, nel periodo gennaio-settembre 2023, presenta un valore negativo (-7.505 posizioni), anche se in riduzione sul biennio precedente; la crescita dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato sarebbe quindi totalmente ascrivibile alle trasformazioni di precedenti contratti a termine (17.857 nei primi nove mesi del 2023). 

I profili più richiesti

Sul versante dei profili maggiormente richiesti nel bresciano, secondo le elaborazioni del Centro Studi di Confindustria Brescia effettuate sulla piattaforma Lightcast Europe che monitora gli annunci di lavoro online rilevati nel territorio, nel 2023 le domande di lavoro formulate dalle imprese bresciane hanno riguardato prevalentemente le professioni non qualificate (22,2% dei quasi 90 mila annunci analizzati), le professioni tecniche (15,7%), gli artigiani e operai specializzati (13,5%), e le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (12,7%).

La top 5 dei profili più richiesti

La top 5 dei profili più richiesti:  

  1. addetti allo spostamento e alla spedizione dei materiali o delle merci (9,7% della domanda complessiva)
  2. personale non qualificato delle attività industriali (6,1%)
  3. assistenti alle vendite (5,4%)
  4. addetti alle pulizie in uffici, esercizi alberghieri ed altri esercizi (4,0%) 
  5. modellatori e tracciatori meccanici di macchine utensili (3,3%) 

Ben tre di queste figure appartengono alle professioni non qualificate, una alle professioni nelle attività commerciali e una nei servizi e una agli artigiani e operai specializzati.

La Cig rimane a livelli superiori rispetto al pre pandemia

Va infine segnalata la crescita del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni, che tuttora rimane su livelli ampiamente superiori a quanto riscontrato prima della pandemia. Le ore autorizzate nell’ultimo anno sono aumentate del 31% rispetto al 2022, passando da 13,9 a 18,3 milioni. In particolare, la componente ordinaria è cresciuta del 58% (da 8,5 a 13,4 milioni di ore), mentre quella straordinaria ha subito una flessione dell’8% (da 5,3 a 4,9 milioni di ore). Tuttavia, il confronto con il 2019 mostra una crescita del 162% (sintesi di un +293% della CIGO e di un +36% della CIGS). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che nel 2023 le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano circa 2.800, contro le 1.900 del 2022 e le 1.500 del 2019.

 

 

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