L’UE CI PROVA

Come attrarre e formare i talenti

di Giorgio Perini

Il 2023 è stato proclamato dall'Ue «anno europeo delle competenze». Detto così è comprensibile che non susciti grandi aspettative, ma pochi giorni fa la Commissione europea ha lanciato la prima iniziativa per rendere concreto il progetto: un «meccanismo di incentivazione dei talenti», per aiutare le regioni a trattenere e altresì attrarre le migliori risorse umane, ma anche a formarle secondo le necessità del territorio, specie se già afflitto da carenza di forza lavoro. L’elemento chiave è il collegamento con il fenomeno di transizione demografica di molte regioni europee che sperimentano l’effetto combinato dell’invecchiamento della popolazione (vera «bomba a orologeria» per qualsiasi sistema di previdenza sociale) e del calo demografico dovuto alla bassa natalità e all’emorragia di giovani che scelgono di spostarsi altrove. Non è un fenomeno marginale, ma piuttosto un calo generalizzato della popolazione in età lavorativa in tutta l’Ue, già diminuita di 3,5 milioni in 5 anni, come emerge dalla relazione 2023 sull’impatto dei cambiamenti demografici, appena pubblicata dalla Commissione europea: 82 regioni europee, dove vive il 30% della popolazione Ue, sono colpite dal fenomeno. L’antidoto per questa «trappola demografica e dello sviluppo dei talenti» (così la chiama la Commissione europea), o almeno un serio tentativo di evitarla, potrebbe essere costituito proprio dal meccanismo di incentivazione dei talenti. Un meccanismo strutturato in otto pilastri, il primo dei quali è un progetto pilota da avviare già nel corso di quest’anno che prevede un sostegno diretto alle regioni - selezionate sulla base di un invito a presentare proposte - per elaborare e testare strategie, anche su misura, per affrontare il problema. E gli altri sette pilastri? Impossibile approfondire qui, ma è prevista un’iniziativa denominata in modo emblematico «adattamento intelligente delle regioni alla transizione demografica», uno strumento di sostegno tecnico per aiutare gli Stati membri e le loro regioni ad affrontare la transizione demografica, ma soprattutto il programma per gli «investimenti interregionali per l'innovazione» finalizzato a incrementare le opportunità di lavoro più qualificato attraverso la stimolazione dell’innovazione, e infine l’«iniziativa urbana europea» destinata alle città in declino demografico e con emorragia di giovani qualificati con lo scopo di invertire il trend negativo. Ma anche le regioni e le città che non si impegneranno subito in prima linea potranno trarre ispirazione dai progetti già in corso di attuazione che la Commissione europea pubblicherà su un sito creato appositamente. Non c'è dubbio che l’invecchiamento demografico, la bassa natalità, la diaspora dei giovani, la carenza delle competenze richieste dal mercato del lavoro affliggano, con graduazioni diverse, le nostre città e regioni. Il trend non può essere invertito nel breve periodo, ma un mix di politiche attive può attenuare sensibilmente gli effetti. Quanto saranno efficaci le misure proposte dalla Commissione europea? Difficile valutarlo fin d’ora. Di certo sarà anche responsabilità degli Stati membri, e delle loro regioni e città, sperimentarle, valutarne gli impatti e fornire alla Commissione europea il feedback per migliorarle, laddove necessario, a vantaggio di tutti. La colpa più grave sarebbe subire la «trappola demografica» senza far niente.

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