L’Italia e la frenata della crescita

di Ernesto Auci

Non si può dire che l’economia italiana sia gravemente malata, piuttosto continua ad essere anemica, in termini semplici, un po’ malaticcia. Le previsioni della Commissione europea, che come tutte le previsioni non vanno prese per oro colato, ma indicano una tendenza, e aspettative diffuse, ci assegnano una crescita per quest’anno dello 0,7 per cento, cioè più o meno nella media dei Paesi europei, e per il prossimo un misero 1,2 per cento cioè un po’ meno di quella delle altre grandi economie. Insomma ora soffriamo un po’, ma il grave è che non si manifesta una forte spinta alla crescita nonostante gli investimenti che dovrebbero arrivare grazie al Pnrr, alle riforme e al ribasso dei tassi d’interesse. Quest’ultimo dovrebbe comunque essere fatto nel corso del primo semestre di quest’anno nonostante la prudenza della presidente della Bce, Christine Lagarde, in quanto l’inflazione sta effettivamente scendendo verso il 2 per cento, anzi l’Italia lo ha già raggiunto. Non c’è quindi ragione per mantenere troppo a lungo i tassi d’interesse alti e la restrizione monetaria con il rischio di far precipitare l’intera Europa verso una vera recessione che, per ora, sembra sia stata evitata.

 

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