L’editoriale

La difesa e la strategia dell’Ue

di Valentina Brini

Il mantra coniato da Ursula von der Leyen poco prima di annunciare la ricandidatura alla guida della Commissione europea parlava già chiaro: «Investire di più nella difesa, investire meglio, investire europeo». E per cambiare paradigma, potenziando l'industria bellica all'interno dei confini continentali, serviranno acquisti congiunti e finanziamenti ingenti. Linee guida che trovano spazio nella nuova strategia che Bruxelles si appresta a svelare domani. Per i defence bond, invece, bisognerà attendere: il nuovo piano di debito comune, invocato da Emmanuel Macron, al momento resta soltanto un'ipotesi, troppo divisivo per essere messo nero su bianco con il già dichiarato sfavore del governo di Olaf Scholz. Anche se, è la previsione che circola negli ambienti Ue, la disputa sarà destinata a tenere banco per l'intera campagna elettorale e oltre. Dopo la guerra di aggressione della Russia in Ucraina, «gli sviluppi geopolitici evidenziano la necessità impellente che l'Europa si assuma maggiori responsabilità per la propria sicurezza», si legge nell'ultima bozza del documento messo a punto dalle squadre dei commissari Ue Thierry Breton e Margrethe Vestager e dell'Alto rappresentante Josep Borrell.

E, dopo decenni di investimenti «insufficienti», il nuovo schema ruota intorno a un programma di acquisti congiunti - nel solco di quanto già fatto per i vaccini e per il gas - con esenzioni sull'Iva, progetti comuni, meccanismi per aumentare le forniture critiche, e risorse da mobilitare chiamando in causa anche la Banca europea per gli investimenti. Tutti elementi necessari, nella visione di Palazzo Berlaymont, a passare da una modalità di emergenza a una base industriale e tecnologica «pronta a reagire» a ogni evenienza. Entro il 2035, è l'impegno prefissato, circa la metà del valore del mercato della difesa Ue dovrà essere realizzato «in house», tagliando le dipendenze dai Paesi terzi - Stati Uniti in testa - per rispondere alle minacce di terra e aeree, ma anche a quelle missilistiche, spaziali, marittime, sottomarine e cibernetiche. Per migliorare la cooperazione tra i Paesi membri e la Commissione stessa nascerà poi il Defense Industrial Readiness Board. E a dare nuova linfa alle casse del settore sarà - almeno all'inizio - la linea di bilancio Edip, un Piano di investimenti per la difesa che dovrebbe valere almeno 1,5 miliardi di euro fino al 2027. Dal piano al momento restano però esclusi gli eurobond tanto invocati da Emmanuel Macron e dalla premier estone Kaja Kallas con il sostegno anche del primo ministro belga Alexander De Croo. Il «Buy european», nella visione di Parigi, dovrebbe essere il nuovo motto dell'Ue anche dinnanzi alla possibile vittoria di Donald Trump alle presidenziali oltreoceano. E, anche se per Berlino l'emissione di nuovo debito comune resta una linea rossa, del fondo da 100 miliardi di euro per la difesa sul modello Recovery - fanno trapelare alcuni funzionari- se ne potrebbe parlare già il 21 e 22 marzo al vertice dei leader Ue.

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