L’editoriale

Manganelli e insulti. Il Colle teme

di Fabrizio Finzi

C'è un filo logico, un disegno di prospettiva che guarda sempre al prossimo futuro e mai solo al contingente, nella preoccupazione di Sergio Mattarella. Le due uscite del Presidente della Repubblica, la prima per avvertire di abbassare i toni della politica condannando alcuni eccessi nelle manifestazioni che oltraggiano le persone (fino ad arrivare a bruciare un cartonato con l'effige della presidente del Consiglio) e la seconda, nettissima, sull'uso eccessivo dei manganelli, non sono estemporanee oppure dettate dalla sola emotività delle immagini. Il capo dello Stato, da tempo, è preoccupato dall'inasprirsi dei toni nel Paese, dalla contrapposizione sempre più accesa tra destra e sinistra e registra il numero crescente di manifestazioni di piazza in Italia e la reazione decisa, a volte anche troppo decisa, delle forze di polizia. Lo scenario internazionale è il detonatore di una miccia che corre pericolosamente. Mentre con l'aggressione della Russia all'Ucraina, ormai due anni fa, le reazioni sono state poche e composte, la crisi israelo-palestinese sta infiammando le piazze, non solo quelle italiane. Il tema è sentito, le immagini che arrivano da Gaza sconvolgono e i cortei crescono. 

Anche se evidentemente questi cortei non sono esenti da gruppi e persone che strumentalmente usano lo sdegno genuino di molti per soffiare sul fuoco, quasi a cercare un ritorno agli eccessi degli anni '70. Sergio Mattarella è abituato a contare sempre fino a dieci prima di intervenire e la sua conduzione della presidenza della Repubblica dimostra come ogni mossa sia meditata. Ecco, la situazione rischia di sfuggire di mano velocemente e il Presidente ha colto il rischio: da qui il netto sostegno a Giorgia Meloni, contro il becero vilipendio della persona e sempre da qui parte il richiamo al ministro degli Interni, Piantedosi, a saper distinguere ragazzini in protesta da pericolosi facinorosi. Perchè, questo è indiscutibile per il Quirinale, la libertà di dissenso non può mai essere compressa, meno che mai con le manganellate. Sullo sfondo poi, ragiona il Presidente prima di partire per una visita di Stato a Cipro (Paese dell'Unione europea ancora alle prese con mille tensioni con la Turchia), ci sono le elezioni europee che per il presidente non sono mai state così importanti come in questo scenario di «guerra mondiale a pezzi». Il capo dello Stato avrà modo e tempo di capire se il senso complessivo del suo messaggio è stato compreso da tutti; avrà modo e tempo di decifrare le prime reazioni del centrodestra che a caldo non sembrano segnalare una buona comprensione di quale sia la «prospettiva» presidenziale e quanto alta la posta in gioco per il nostro Paese. Non per i partiti.

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