PAROLE E FATTI

Niente cura shock solo tanta prudenza

di Antonio Troise

Una manovra economica di «transizione», più che di emergenza. Messa a punto a tempo record per evitare l’esercizio provvisorio del bilancio e incassare il via libera definitivo da parte dei due rami del Parlamento entro il 31 dicembre. Il risultato è una Legge di Bilancio «prudente», che si attesta sui 32 miliardi di euro. Di questi, ben due terzi, oltre 20 miliardi, sono destinati alle famiglie e alle imprese per contrastare l’aumento dell’energia e del caro bollette. Il resto, poco più di 10 miliardi, sarà utilizzato per avviare i primi moduli della riforma delle pensioni e del taglio delle tasse promesso dai partiti dell’attuale maggioranza. Diventa più graduale perfino quello stop al reddito di cittadinanza per coloro in grado di lavorare che era diventato un pallino fisso del centrodestra. Insomma, niente a che vedere con quella cura-shock chiesta a gran voce dagli imprenditori e dai sindacati per dare una risposta a un Paese allo stremo dopo la lunga stagione della pandemia e gli effetti devastanti della guerra in Ucraina. Perfino la misura più rilevante, il taglio del cuneo fiscale, che da solo vale 5 miliardi (il 50% di quanto stanziato dal governo al netto delle misure anti-rincari) di fatto conferma gli aumenti già decisi dal governo Draghi, dando qualcosa in più solo per i redditi più bassi. Un altro miliardo è destinato alle famiglie, con il raddoppio dell’assegno per i figli destinato ai nuclei più numerosi. Slitta a tempi migliori anche l’annunciato taglio delle tasse. La flat tax al 15% sarà estesa solo per i lavoratori autonomi con un fatturato fino a 85 mila euro (la precedente soglia era di 65 mila). Si ferma anche a «quota 41», cavallo di battaglia della Lega: nel 2023 sarà condizionata ai 62 anni di età. La riforma complessiva arriverà solo con il nuovo anno. Anche la «tregua fiscale» annunciata con enfasi dai partiti di centrodestra ha perso i connotati della sanatoria tombale per rientrare nei più accorti parametri delle vecchie rottamazioni (sarà la quarta della serie) con il meccanismo di saldo e stralcio previsto solo per le cartelle fino a mille euro. La vera boccata d’ossigeno è quella contenuta nel pacchetto contro il caro-energia, in totale oltre 20 miliardi di euro che prolungheranno le agevolazioni già previste nel 2022. Di più, forse, non si poteva fare. Soprattutto se si voleva evitare di far deragliare i conti pubblici rassicurando, nello stesso tempo, sia l’Unione europea sia gli attenti mercati finanziari. Del resto l’orizzonte dell’economia resta estremamente incerto e salti nel buio sarebbero stati davvero molto pericolosi per i cittadini e per le imprese. Ma questo significa anche che la manovra del primo esecutivo guidato da una premier donna deve essere considerata poco più di un primo passo per quelle riforme che il Paese attende da molti anni e che sono necessarie per uscire dalla crisi. Per Giorgia Meloni la vera sfida comincia adesso. E sarà il banco di prova del suo governo

Suggerimenti