IL PIANO

Recovery adesso è vietato sbagliare

di Antonio Troise

Dopo la seconda guerra mondiale l’Italia è stata capace di rialzarsi con quello che da tutti è stato definito un grande miracolo economico. Soprattutto, grazie alle capacità a all’impegno di tutte le forze che si riunirono responsabilmente per rimettere in piedi un Paese distrutto. Forse non a caso, nel suo discorso alle Camere, il presidente del Consiglio, Draghi, ha voluto citare De Gasperi e la stagione di una politica virtuosa in grado di guardare al di là degli interessi di bottega e puntare al benessere collettivo. La sfida del dopo-Covid è per molti aspetti simile. Anzi, dal punto di vista delle risorse in campo, i 248 miliardi in arrivo dall’Europa sono una dote perfino maggiore rispetto ai dollari del piano Marshall. Ma la sfida è tutt’altro che facile. Prima di tutto bisognerà fare i conti con un sistema-Paese che da almeno vent’anni non riesce a superare la sindrome dello zero virgola sul fronte della crescita ed è rimasto impantanato nelle sabbie mobili della burocrazia e dei veti incrociati. Non è una questione di poco conto se si pensa che almeno il 40% dei fondi dovranno essere gestiti dagli enti locali, che non brillano per capacità ed efficacia nell’utilizzazione delle risorse pubbliche. segue a PAG. 3

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