L’editoriale

Se il Colle richiama i partiti

di Davide Rossi

L’opportunità delle due note del Quirinale della scorsa settimana appare rinforzata dal testa a testa delle elezioni regionali sarde, il cui risicatissimo scarto tra le due coalizioni ha inevitabilmente alzato la tensione politica. In un paio di giorni il Presidente della Repubblica è entrato in temi sensibili della cronaca nazionale, prima rammentando un uso più sobrio del linguaggio e delle modalità con cui devono confrontarsi gli attori istituzionali, quindi nello stigmatizzare l’utilizzo della forza nei confronti dei giovani che intendono manifestare. Il primo ammonimento si riferiva, tra l’altro, anche ai comportamenti non propriamente ortodossi del governatore della Regione Campania, sceso in piazza a protestare contro la presidente Meloni, ricorrendo ad atteggiamenti che esondavano ampiamente quelli che dovrebbero guidare i rapporti istituzionali tra rappresentati del potere centrale e locale. Quindi, il riferimento a quanto accaduto durante alcune manifestazioni studentesche in Toscana, dove le immagini televisive hanno mostrato giovani colpiti dalle forze dell’ordine. Al netto dell’opportunità degli interventi, ha colpito la vicinanza dei due comunicati, il cui valore andava oltre ai singoli casi cui si riferivano.

A cento giorni dal voto europeo, in un contesto internazionale sempre più delicato e che vede l’Italia ancor più protagonista, in quanto dallo scorso 1 gennaio ha assunto, per la settima volta, la Presidenza del G7, l’ammonimento pareva volgersi all’intero sistema, che deve saper affrontare l’imminente campagna elettorale con toni che devono rimanere contenuti in termini di confronto, morigeratezza e rispetto. È indubbio che il voto continentale assume un valore multilivello: il sistema proporzionale imporrà un confronto interno tra le varie forze di maggioranza, in quanto ciascuno peserà il proprio consenso, tarando di conseguenza l’influenza in seno all’Esecutivo, a quasi due anni dal giuramento (basti pensare a tutto il clamore sul terzo mandato che imperversa da settimane). Quindi, il confronto tra maggioranza e opposizione servirà per comprendere se le strategie politiche ed economiche messe in atto in questa prima fase di Legislatura riscuotono sostegno da parte dell’elettorato. Il tutto in un momento particolarmente delicato, visto che per la prima volta potrebbe esserci una maggioranza differente in seno agli equilibri dell’Unione europea, cui si aggiungono le scelte interne collegate all’attuazione della riforma dell’autonomia, che non sarà di certo indolore in termini di tempo e di modalità gestionali ed organizzative. In questo clima i richiami del Quirinale sono apparsi quasi bipartisan, a voler indicare la strada comportamentale che dovrà indirizzare i prossimi mesi, onde evitare che l’agone elettorale non pregiudichi l’ordinaria vita politica del Paese o che, magari, si acuisca la tensione nell’ipotesi - non così remota - che giungano in Italia i contestatori dei vari summit internazionali previsti.

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