Sembra la solita storia di veleni, corvi e documenti che volano via: la seconda e clamorosa puntata

Sembra la solita storia di veleni, corvi e documenti che volano via: la seconda e clamorosa puntata del celebre «Vatileaks», che tre anni fa, nell'era di Benedetto XVI, aveva portato all'arresto di un aiutante di camera della famiglia pontificia. Anche allora c'erano in ballo carte segretissime uscite dagli archivi e misteriosamente divulgate. Invece no, stavolta gli arresti a sorpresa in Vaticano di un monsignore spagnolo, Vallejo Balda, e della collaboratrice laica Immacolata Chaouqui, entrambi esponenti della Commissione per la riforma delle finanze voluta da papa Francesco, hanno un sapore diverso. Anche se di fuga di documenti, di nuovo, si tratta. Anche se le carte riservate, esattamente come l'altra volta, saranno rese pubbliche in due libri in uscita, uno dei quali di Gianluigi Nuzzi, già autore di un precedente libro-rivelatore. La novità in una vicenda che si ripete, e con così tante similitudini, è che dall'altra parte oggi c'è Francesco. Il quale non ha tentennato un secondo nell'approvare gli arresti. E nel nome del quale ora la Santa Sede parla di «grave tradimento della fiducia accordata dal Papa», preannunciando iniziative contro «un atto gravemente illecito». La reazione dura e immediata non è frutto soltanto della volontà di punire i due sospettati dello scandalo (rischiano fino a otto anni di carcare), o di prevenirne gli inevitabili contraccolpi sul Vaticano. Denunciando il «tradimento», in realtà si sta dicendo che c'è un nuovo corso, e non solo un nuovo corvo. E che tale percorso s'intende proseguirlo e difenderlo. Non è difficile riconoscere lo spirito poco arrendevole del Papa in questa controffensiva, che arriva in un momento singolare. Proprio mentre Francesco compiva il suo massimo sforzo di cambiamento con il Sinodo sulla famiglia, scoppiarono, una dopo l'altra, prima la polemica di Krzysztof Charamsa, il prete teologo polacco che ha dichiarato la sua omosessualità attaccando la Chiesa. Poi la vicenda della supposta malattia del Papa, al quale avrebbero addirittura diagnosticato un tumore benigno al cervello. A prescindere dalla radicale smentita della notizia, è evidente il desiderio di molti, anche dentro il Vaticano, di mettere in giro le voci più disparate pur di fermare l'azione di Francesco. Non complotti né congiure: ridicolo pensarlo. È invece chiaro come il sole che l'obiettivo degli oppositori è indebolire il Pontefice e vanificare le sue riforme, dimostrare che cambiano i Papi, ma in Vaticano tutto rimane come prima. www.federicoguiglia.com

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