L’editoriale

Su clima e ambiente sfida epocale

di Stefania De Francesco

Gli episodi meteorologici «sfavorevoli, con lunghi periodi senza pioggia nè neve e con venti scarsi, sono diventati più frequenti negli ultimi cinque anni e hanno portato alla stagnazione atmosferica che impedisce la dispersione delle polveri sottili in città. È quindi il cambiamento climatico a impedire la riduzione dello smog, nonostante gli sforzi messi in campo a livello pubblico e privato. L'unica strada per affrontare la situazione è una sfida epocale». Ne è convinto Antonio Piersanti, responsabile del Laboratorio sull'inquinamento atmosferico del Dipartimento sulla sostenibilità di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) il cui sistema di analisi e previsione dell'inquinamento atmosferico, Minni, fa parte del consorzio europeo Copernicus. L'inquinamento dell'aria in Italia, che causa il maggior numero di morti - 80mila - fra i Paesi europei, era stato ridotto in tempi recenti rispetto al 1990, anno di riferimento, grazie a una serie di interventi sulle cause principali della produzione primaria di particolato Pm10 e Pm2.5, cioè traffico soprattutto da motori diesel, riscaldamento a legna, lavorazione industriale (...)

E produzione secondaria, ad esempio allevamenti (produzione di ammoniaca dalle deiezioni degli animali usate poi come fertilizzanti) e traffico di veicoli a benzina, spiega Piersanti. Ma evidentemente non basta. La situazione meteo, spiega Giorgio Cattani, esperto di monitoraggio della qualità dell'aria dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) fa sì che «gli inquinanti oltre ad accumularsi si formano in atmosfera». Intervistato da Rainews24, Cattani ha rilevato che occorre «trovare la massima sinergia tra le misure di risanamento della qualità dell'aria e quelle che tendono a ridurre i gas serra» all'origine dei cambiamenti climatici. Nel rilevare che in Italia il monitoraggio della qualità dell'aria è fatto quotidianamente, in modo capillare e certificato dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale, e a livello nazionale da Ispra ed Enea, Piersanti osserva che l'indagine sullo smog fatta su Milano dalla società svizzera che ha evidenziato l'allarme andrebbe valutata in modo più analitico. E in Europa anche Olanda, Polonia e Balcani hanno alti livelli di inquinamento di varia origine. La sfida epocale che serve, per Piersanti, è di dimezzare le emissioni dirette di particolato perchè la concentrazione ad esempio nella Pianura padana è tale che basta poco per avere aria inquinata. E allora bisogna «intervenire massicciamente, con risorse ingenti, potenziando il trasporto pubblico, investendo sull'efficientamento energetico degli edifici e in agricoltura con tecniche di interramento dei liquami». E Cattani aggiunge che occorre «una grande sinergia tra le politiche a livello locale, regionale e nazionale». 

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